Tra i possibili regali che riceverete a Natale può essercene uno potenzialmente pericoloso per la pelle. Lo ha confermato un recente studio che mette in guardia dai rischi di un suo utilizzo prolungato
Nel nuovo millennio con l’avvento dell’elettronica di consumo, prodotti come smartphone, tablet, pc e console di gioco, videogame sono diventati tra i regali più ambiti a Natale.
Una corsa all’acquisto incentivata anche dall’aumento dei canali di vendita – pensiamo all’e-commerce – in cui è possibile reperire tutte le novità più recenti del settore che si rinnova di anno in anno con nuovi dispositivi sempre più aggiornati nelle funzionalità e nelle modalità di utilizzo. Tra i regali tech più in voga a Natale rientrano anche agli smartwatch. I modelli disponibili in commercio sono davvero numerosi, condizione che favorisce anche la possibilità di spendere una cifra non esorbitante per regalare un dispositivo di buon valore.
Con uno smartwatch ormai si può fare di tutto ovvero monitorare il proprio stato di salute (battiti cardiaci, contapassi, consumo calorie, livello di stress, qualità del sonno), pianificare le proprie attività quotidiane, ascoltare musica, ricevere chiamate grazie all’integrazione con lo smartphone e anche controllare le previsioni meteo.
Lo smartwatch è di un dispositivo di per sé innocuo ma c’è un elemento imprenscindibile che lo caratterizza che contiene una sostanza potenzialmente pericolosa per la nostra pelle. E’ quanto emerso da uno studio condotto dall’autorevole American Chemical Society che evidenzia come i cinturini in gomma degli smartwatch possono presentare elevate quantità di sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (PFAS), in particoalre di acido perfluoroesanoico (PFHxA)
Si tratta di una sostanza che è utilizzata anche per la realizzazione di oltre oggetti che viene definita “eterna” per la sua capacità di resistenza alla degradazione, allo scolorimento e allo sporco.
Lo studio pubblicato sull’Environmental Science & Technology Letters ha preso in esame 22 cinturini di smartwatch di marche diverse e differenti fasce di prezzo. Dall’analisti è emerso che 13 dei 22 cinturini in fluorelastomero (gomma sintetica) contenevano PFAS. In 9 di questi è stata riscontrata un’elevata presenza proprio di acido perfluoroesanoico (PFHxA).
I ricercatori hanno messo in guardia sulla possibilità che una parte di queste sostanze, potenzialmente tossiche, possa penetrare sotto la pelle di chi utilizza uno smartwatch in maniera prolungata con effetti nocivi. Paradossalmente – conclude lo studio – la percentuale più elevata di PFAS è stata rinvenuta in cinturini di smartwatch in vendita a prezzi più alti. Per evitare possibili contaminazioni viene consigliato, pertanto, l’acquisto di dispositivi con cinturini in silicone.
Un altro studio sui cinturini degli smartwatch è stato pubblicato sulla rivista Advances in Infectious Diseases dai ricercatori della Florida Atlantic University. Dalla pubblicazione è emersa la scarsa attenzione dei possessori alla pulizia dei cinturini stessi che diventano, nel tempo, luogo di proliferazioni per batteri come Stafilococco (riscontrato nell’85% dei casi) e Escherichia Coli (60%). Addirittura alcuni campioni analizzati sono risultati positivi allo Pseudomonas, un batterio potenzialmente resistente agli antibiotici. Per ripristinare una corretta igiene del cinturino basta un lavaggio regolare con acqua e sapone o un igienizzante spray.