LATINA – Sabato 27 giugno alle ore 10, il dottor Fabio Ricci, Chirurgo Senologo, Oncologo, presso il Santa Maria Goretti di Latina incontrerà le detenute della sezione Alta Sicurezza del carcere di Latina sul tema : “Lenire il ‘male di vivere’, prevenire il tumore al seno: in carcere”. Sarà affiancato da alcuni colleghi e infermieri, presentato dal professor Giorgio Maulucci, promotore dell’evento, condiviso appieno –ed autorizzato- dalla Direttrice, Nadia Fontana, dall’Educatore, Rodolfo Craia.
Si tratta, in realtà, di un incontro significativo sia sul fronte educativo sia su quello propriamente specifico. L’occasione è stata fornita dalla recente visita prescritta ad una delle detenute-attrici (laboratorio teatrale curato dallo stesso Maulucci) alla quale è stato diagnosticato un nodulo al seno con obbligo di intervento. L’opera e la campagna per la prevenzione del tumore al seno, con la recente istituzione di una delle prime Breast Unit nel Lazio grazie alla convinta volontà e lungimiranza del Direttore Generale della ASL di Latina Michele Caporossi, ed egregiamente sostenuta da anni dalla LILT di Latina (presidente Alessandro Rossi), strenuamente curata e “divulgata” dal dottor Ricci, entra nel carcere aprendo, per ora, un sentiero con l’auspicio che diventi una strada maestra. Sono anni che nelle carceri “si fa” teatro con le risapute, positive ricadute poiché l’arte è, comunque e a tutti gli effetti, una terapia vincente. Meno battuta o frequentata, invece, è la strada della prevenzione se non dell’attenzione propriamente detta specie riguardo ad un killer spaventevole quale è il tumore. Che Ricci tratta mediante una storia della chirurgia del seno tra scienza ed arte. Presentando cioè una serie di diapositive di quadri di pittori tra i più famosi, di varie epoche, in cui sono ritratte donne col seno scoperto che hanno subito mutilazioni dello stesso, ferite o violenze tali da causare il tumore. Un percorso affascinante nonostante la materia, educativo e divulgativo ad un tempo. Senz’altro terapeutico sotto l’aspetto psicologico poiché attenua se non esorcizza l’incubo dimostrando insieme alla necessità di prevenire, la incontestabile riduzione del rischio di mortalità. Il metodo, il connubio del linguaggio iconografico e quello scientifico potranno sortire, per analogia, il duplice effetto catartico del teatro: guardarsi dentro per conoscersi e riflettersi all’esterno ri-conosciuti. Un esercizio mentale –interiore- che fa bene all’anima e al fisico.
Il carcere è un luogo di pena, ovviamente diverso dalla vita che può essere altro che penosa. Se è vero che la vita può insultarti, è ancora più vero che il carcere, la si giri come si vuole, può essere un prolungato insulto senza possibilità di immediata reazione. Siamo convinti che il recupero e la rieducazione sono possibili soprattutto se non esclusivamente mediante la diuturna attenzione all’essere umano; in modo determinante quando questi è un “angelo caduto”. Non infrequenti perciò sono i suicidi, alcuni dei quali dovuti alla incapacità o impotenza di prevenire (non solo il tumore) come nel caso di un giovane suicidatosi qualche anno fa. Purtroppo ci sono degli assurdi di carattere burocratico, di norme e grovigli tali da impedire o frenare interventi che, se fatti per tempo, cambierebbero la vita anche a chi è in galera. Programmare un piano (educativo-sanitario) di interventi sulla prevenzione di alcune malattie ampiamente diffuse quale il tumore; informare ed illustrare non solo la malattia in sé, ma rendere “storicamente” coscienti donne che pur non ignorando il problema (sarebbe impossibile), lo vivono come un male necessario, contribuirebbe non poco a sanare una delle tante falle del sistema carcerario italiano.
L’approccio offerto dal dottor Ricci sembra essere assolutamente adeguato allo scopo per risolversi, ci si consenta l’espressione, in un “sorriso a seno scoperto” trattando di una pena che, per quanto possa essere pesante o prolungata può essere alleggerita, nel caso specifico, dalla credenza nella scienza, nel valore o potere salvifico della cultura nel senso socialmente più utile.