Una sentenza importantissima quella appena emanata dalla Cassazione che disciplina l’utilizzo di Whatsapp. Ecco cosa è stato deciso
Con oltre due miliardi di utenti che la utilizzano, Whatsapp è la app di messaggistica istantanea più utilizzata al mondo. Il suo avvento ha rivoluzionato la comunicazione interpersonale, superando precedenti tecnologie ormai desuete.
![sentenza Whatsapp](https://www.temporeale.info/wp-content/uploads/2025/02/whatsapp-13-2-2025-temporeale.jpg)
Dal suo avvento, nel 2009, Whatsapp è stata aggiornata costantemente con nuove funzionalità che hanno arricchito la semplice scrittura di messaggi di testo con contenuti vocali, immagini, caricamento di file esterni e la possibilità di condividere il tutto con altri social. Di fatto, sulle chat di Whatsapp passa di tutto, motivo per cui è necessario mantenere l’app sempre in sicurezza, ponendo in atto tutti gli accorgimenti necessari per evitare che altri possano accadere alle nostre informazioni personali.
Sulla sicurezza e l’inviolabilità di Whatsapp si è pronunciata recentemente la Cassazione con la sentenza 3025/2025 che ha ribadito, di fatto, i precedenti orientamenti giuridici relativi all’acquisizione illecita di conversazioni private sull’app.
Sbirciare Whatsapp è reato ? Ecco cosa ha stabilito la Cassazione
L’ultima sentenza della Cassazione è scaturita in seguito al ricorso presentato su un precedente provvedimento di condanna ai danni di un imputato per accesso abusivo al telefono della persona offesa. Accesso che sarebbe avvenuto anche con la lettura di conversazioni Whatsapp contenute nel dispositivo poi utilizzate nell’ambito di un procedimento civile. Il ricorrente ha sostenuto che l’accesso non poteva considerarsi come abusivo in quanto il telefono risultava sbloccato al momento dell’apertura della app.
La Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l’accesso illecito al telefono altrui si configura non solo con l’effettiva violazione di misure di sicurezza informatica ma anche quando l’ingresso nel sistema avviene con la piena consapevolezza dell’illiceità della condotta e contro la volontà del proprietario.
![Whatsapp icona applicazione](https://www.temporeale.info/wp-content/uploads/2025/02/whatsapp-13-2-2025-temporealeinfo.jpg)
Di fatto, per la Suprema Corte, è sempre vietato accedere ai contenuti del dispositivo (Whatsapp compreso) non solo se quest’ultimo è incustodito ma anche in possesso di eventuali chiavi accesso (pin o password) se la condotta posta in essere sia in “contrasto con la volontà della persona offesa ed esorbitante l’eventuale ambito autorizzatorio”.