FIRENZE – Associazione per delinquere aggravata da metodi mafiosi. Con questa pesante accusa il gip del Tribunale di Firenze, Fabio Frangini, ha rinviato a giudizio dieci persone, tra i quali figurano gli imprenditori Benedetto e Diocrate D’Innocenzo, rispettivamente padre e figlio, ex titolari del Gruppo Flowers di Montemurlo, la società di controllo del tessuto ancora attiva dopo un lungo periodo di amministrazione giudiziaria con sede legale a Scauri.
E’ quanto emerso dall’udienza preliminare sul clan camorristico che in Toscana, da anni, usando violenza, minacce e spedizioni punitive, si appropriava di aziende in difficoltà per arricchirsi enormemente. Al centro dell’inchiesta, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Firenze, Benedetto D’Innocenzo, 60enne originario di Calvi Risorta, in provincia di Caserta, ma da vari anni residente in Toscana a Gambassi Terme, ma con base anche a Scauri, “legato in passato ma anche nell’attualità a clan camorristici campani (Ligato, Russo, Bardellino)”, e il figlio Diocrate, 37enne titolare delle aziende nate dalle ceneri del Gruppo Flowers di Montemurlo.
La maxi inchiesta ha messo insieme una serie di episodi di varia natura avvenuti fra il 2009 e il 2011 – dalle minacce all’estorsione fino ai furti in fabbrica pilotati – vedeva 21 persone coinvolte. Due di loro sono decedute, quattro assolti, uno condannato a cinque anni e per un altro imputato è stata patteggiata una pena a 1 e 10 mesi con la condizionale.
Nel dicembre 2011 D’Innocenzo padre e figlio furono arrestati assieme ai manovali che eseguivano le intimidazioni, Alfonso Di Penta e Giuseppe Laurenza, a Leonilde Marciello, moglie di Diocrate, e a Francesco Brocco, commercialista di Formia, indicato come il contabile e consigliere del clan, che è stato condannato a 5 anni e 5 mesi in abbreviato. Fra gli assolti, invece, alcuni dipendenti del Monte dei Paschi di Siena, indicati come consulenti finanziari di Benedetto D’Innocenzo e che erano accusati di riciclaggio.
L’inchiesta ha preso il via dalla denuncia dell’imprenditore di Castelfiorentino Giuseppe Ricciardi, titolare della Tosco Import, un’azienda di arredi per giardino, nel novembre 2009. La squadra mobile di Firenze e la Guardia di Finanza di Formia si misero sulle tracce di un gruppo criminale che, secondo loro, si era specializzato nell’avvicinare imprenditori in difficoltà con l’obiettivo di spogliarli di tutti i loro beni, intestandoli a prestanome. Trovandosi in difficoltà economiche, nel 2009 Riccardi si rivolse a Bernardo D’Innocenzo che si impegnò di saldare un debito della società verso l’erario, circa 360mila euro.
In cambio Riccardi consegnò assegni scoperti per 378mila euro, compiendo, di fatto, il primo passo per essere estromesso dalla sua azienda. Merce per 600mila euro, rubata nel gennaio 2010 alla Tosco Import, è stata ritrovata dalla Finanza proprio nei locali dell’ex Gruppo Flowers, in via Di Vittorio a Montemurlo, Lo stesso sistema fu usato dieci anni prima nei confronti di un altro imprenditore già proprietario del Gruppo Flowers.
Emblematico il caso della Flowers di Montemurlo: il gruppo tessile era stato “fittiziamente trasformato” in Gruppo tessile Fabries, Sun Textile, Blu Textile, Sky Textile, tutte con sede operativa in via Di Vittorio e sede legale a Scauri. Proprio la vertenza che era scoppiata nell’azienda montemurlese fu all’origine di un tentativo di aggressione ai danni di un sindacalista della Cgil, mentre altri dipendenti furono minacciati mentre cercavano di far valere i propri diritti.
Altro episodio inquietante è quello delle minacce di morte nei confronti di Giovanni Piras, nel 2010 segretario dell’ufficio vertenze Cgil. Fu Diocrate D’Innocenzo, secondo la ricostruzione fatta nel processo, a mandare un sicario sotto casa del sindacalista, reo di aver difeso i diritti delle 40 rammendine del gruppo Flowers convincendole a rivolgersi all’Ispettorato del lavoro.
Il processo si aprirà il 29 marzo prossimo.
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