GAETA – Venerdì 17 luglio 2015 alle 19 nella Basilica Cattedrale di Gaeta l’arcivescovo Fabio Bernardo D’Onorio presiederà l’Eucaristia nella quale il diacono don Mario Testa riceverà il secondo grado del Sacramento dell’Ordine, il Presbiterato.
Don Mario Testa è nato il 6 marzo 1980 e ha svolto i servizi di ministrante, animatore di AC e maestro del coro nella sua parrocchia di origine di San Giuseppe Lavoratore in Formia, guidata da don Vincenzo Macera.
Dopo la maturità conseguita nel 1999 presso il Liceo scientifico di Minturno, si è laureato nel 2005 in Lingue e civiltà orientali, indirizzo Estremo Oriente/Giappone, presso l’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”, con specializzazione in Giapponese Classico. Ha frequentato poi l’Università Stranieri di Perugia conseguendo un Master in Insegnamento dell’Italiano per poi iniziare un’esperienza di vita religiosa presso le Fraternità Monastiche di Gerusalemme in Firenze. Nel contempo ha lavorato presso l’Officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella.
Il 21 ottobre 2009 è entrato nel Seminario Maggiore Regionale, il Pontificio Collegio Leoniano di Anagni, ove ha conseguito il Baccalaureato in Sacra Teologia il 20 giugno 2014.
Negli anni di formazione ha svolto il ministero di fine settimana presso la parrocchia di Sant’Albina in Scauri, guidata da don Simone Di Vito (2010-2012), presso la parrocchia del Cuore immacolato di Maria in Formia, guidata da don Mariano Salpinone (2012-2013), presso la parrocchia di S. Paolo Apostolo in Fondi, guidata da don Erasmo Matarazzo (2013-2014). Dall’ottobre 2014 è al servizio della parrocchia S. Carlo Borromeo in Gaeta guidata da don Riccardo Pappagallo. È stato ordinato diacono il 2 gennaio scorso.
L’ordinazione di don Mario è la terza in questo anno pastorale dopo l’ordinazione sacerdotale del 18 marzo scorso di don Luca Macera e del 3 luglio scorso di don Alessandro Corrente. Don Mario presiederà l’Eucaristia nella sua parrocchia di San Giuseppe Lavoratore a Formia domenica 19 luglio 2015 alle 19. Di seguito una breve intervista rilasciata da don Mario per scoprire chi è il futuro novello sacerdote.
Don Mario, come hai sentito la chiamata al sacerdozio?
La chiamata è stata per me un pensiero, sentimento, desiderio improvviso di volermi conformare interamente a Cristo. Essa arrivò in maniera inspiegabile, inattesa, quasi incomprensibile, tant’è che ne ebbi paura e la rifiutai per alcuni anni. Ma divenne così insistente e continua che dovetti farvi i conti sul serio e farmi aiutare a decifrarla… ed eccomi qua.
Come vedi il tuo ministero sacerdotale?
Anzitutto lo vedo come un… ministero, cioè un servizio. Si tratta di servire la Chiesa e non di servirsi della Chiesa per garantirsi un ruolo, una posizione, un prestigio. Servire la Chiesa non è un vago concetto teorico ma qualcosa di molto pratico: è volere il bene dei fedeli che sono stati affidati alle mie cure, aiutarli a vederlo, a conoscerlo, a desiderarlo e ad incamminarvisi con tutte le loro forze perché si realizzi già in questa vita per loro e per coloro che essi amano quel bene sospirato.
Questo servizio si caratterizza per essere “ordinato a”. Il sacerdozio ministeriale non è autoreferenziale, non è chiuso in sé stesso, ma inevitabilmente è “aperto a”, “ordinato a”, fa riferimento a qualcos’altro da sé. Si orienta verso il sacerdozio battesimale del popolo Santo di Dio. Io vedo il sacerdozio ministeriale ordinato a che ogni fedele possa bene esercitare il suo sacerdozio battesimale, e “consacrare” a Dio, attraverso la sua vita donata gratuitamente, ogni realtà di questo mondo con cui entra in contatto per volontà di Dio. Il sacerdote collabora alla “eucaristizzazione” di tutto il creato.
Quali saranno le priorità nel tuo ministero?
Anzitutto la relazione con Gesù e l’ascolto assiduo della sua Parola che è rivolta a me, prima che al mio popolo; la cura dei poveri e degli ammalati; scelte pastorali che mostrino la “chiesa in uscita” di cui si parla papa Francesco; l’educazione, il compito di educare le nuove generazioni attraverso la testimonianza della mia vita; il dialogo con la cultura.
don Maurizio Di Rienzo
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