FORMIA – L’associazione Teatrarte presenta “Atto Primo” la 5^ rassegna teatrale dal 9 al 13 Agosto alle ore 21.00 presso Corte Comunale della città.
Martedì 11 agosto sarà la volta di un’indimenticabile rappresentazione del geniale testo di Luigi Lunari, Tre sull’altalena, con gli attori Ferdinando Smaldone ,Salvatore Esposito, Antonio Affinito e Francesca Caprio, direttore di scena Vito Anselmo Javarone, per la regia di Ferdinando Smaldone.
L’ingresso è costituito da un contributo di 5.00 euro per l’associazione valido per uno spettacolo, mentre l’abbonamento di 10 euro garantisce la visioni di cinque spettacoli. Per info 320 078 28 41
TRAMA: Tre uomini si ritrovano in una stanza: il primo, un piccolo proprietario d’industria, sta aspettando nella camera di una pensione una donna per un incontro; il secondo, un militare, crede di trovarsi in un ufficio informatico; il terzo, uno scrittore, arriva per recuperare le stampe del suo libro, pensando di essere nell’ufficio della casa editrice. I tre uomini – giunti da altrettante porte differenti – non si conoscono. Il mistero si infittisce quando sembra che i tre non possano uscire se non dalla porta da cui sono entrati. Obbligati a passare una notte in quella stanza a causa dell’allarme antismog che impedisce loro di lasciare il locale, cominceranno a interrogarsi su quanto sta accadendo e a dare delle risposte all’enigma che li coinvolge.
Questo lo spunto iniziale di Tre sull’altalena, successo internazionale costruito sul geniale testo di Luigi Lunari, tradotto in ventiquattro lingue e rappresentato in tutto il mondo. In scena non ci sono altalene, né vengono mai menzionate. Probabilmente il titolo rimanda alla situazione di instabilità e di precario equilibrio che i tre personaggi si ritrovano a vivere. La scenografia consiste, invece, in una sorta di salottino con un divano, un tavolo e tre porte, simbolo dell’enigma iniziale dello spettacolo e, proseguendo, dello spettacolo stesso. Esistono solo due colori: il bianco e il nero. Vale lo stesso per i costumi dei protagonisti – nei quali si trova però anche un grigio intermedio. Le poche ma simboliche sfumature cromatiche sono esaltate da una piena illuminazione che non lascia mai posto chiaroscuri.
L’equivoco e il dilemma delle tre porte che conducono a diverse vie rappresenta soltanto lo spunto iniziale di un lungo e ininterrotto dialogo fra i tre personaggi – che li porta a toccare i grandi temi, i problemi e i misteri dell’umanità: l’importanza del caso nella vita e la sua inspiegabilità, i diversi punti di vista individuali che rendono differente uno stesso oggetto, ma soprattutto la paura della morte e la morte stessa; la religione – si interrogano sull’esistenza e sull’identità di Dio; il senso della vita. Citano Schopenhauer, Shakespeare, la Bibbia – e si scopre un inaspettato legame tra il testo sacro e la frivola “barca che va” cantata da Orietta Berti. Inventano brillanti aforismi quali, ma è incredibile come affrontino tutti questi difficili e talvolta drammatici argomenti con allegria, ironia, brio e leggerezza.
Tre sull’altalena è, innanzitutto, uno spettacolo divertente. Permette, però, di affrontare col sorriso sulle labbra i dilemmi dell’esistenza e i misteri del trascendente, e dove spesso gioia e tristezza coincidono. La drammaturgia è serrata, il ritmo incalzante e coinvolgente, gli attori meravigliosamente in parte.
In Tre sull’altalena c’è tutto: divertimento, riflessione, dialoghi geniali, colpi di scena, sorprese. Dario Fo parla di questo spettacolo come di «una macchina di fantastica fattura […] una delle invenzioni teatrali per le quali vale la pena di uscire la sera a Milano, sobbarcarsi il rito della vestizione, prenotare il biglietto, prendere il taxi, starsene seduti in una sala stipata di gente».
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