CERVARO – “L’argomento affrontato in Consiglio Comunale il 30 Luglio è di notevole importanza: i rifiuti nella cava Cese per i quali sono state prodotte parecchie lamentele, vari esposti e denunce circostanziate. La discussione che è avvenuta nel Consiglio comunale, riportata anche nella delibera, fa capire il modo superficiale di affrontare le emergenze di carattere sanitarie ed ambientali nel comune di Cervaro”. Lo dichiara Massimo Maraone, attività del meetup 5 Stelle di Cervaro.
“La storia, ormai nota a tutti – si legge nella nota – va avanti da almeno 10 anni, sempre sottaciuta fino a quando qualcuno si è ‘svegliato’ e ha cominciato ad incolpare ed insultare. Oggi a parlare dell’emergenza cava e dei rifiuti interrati, è l’ex sindaco, colui il quale ha governato (Marrocco pater et filius) per decenni il territorio di Cervaro, un corresponsabile del problema.
E’ bene ricordare che i rifiuti solidi urbani della discarica provvisoria Cese dovevano essere trasferiti a Colfelice, dall’allora consorzio R. EC.LA. S e poi SAF, entrambi a partecipazione pubblica comunale, ma ciò non è mai avvenuto. Per quale motivo ancora non è ancora del tutto chiaro.
Da allora i cittadini pagano l’affitto/ indennizzo alla ditta proprietaria che, gioco forza, non ha terminato i terrazzamenti alla Cava di sabbia con la relativa riforestazione, per ridare i connotati alla montagna (Aquilone) brutalmente sfigurata. La questione dei rifiuti interrati si è tinta di giallo da quanto sono emerse le diverse testimonianze che riferivano di transiti di camion che trasportavano carichi di fusti metallici diretti alla cava. Dal 2013, dopo le dichiarazioni del pentito Schiavone, che affermavano che il basso Lazio era stato meta dei traffici di rifiuti industriali e pericolosi, era doveroso da parte del Sindaco attuale D’Aliesio allertare le Procure e le autorità, visto che di segnalazioni e di sollecitazioni ne ha avute abbastanza ed anche circostanziate, anche perché lo stesso D’Aliesio nel Novembre 2013 ha potuto rendersi conto, ad Aversa, dell’entità e della pericolosità dei rifiuti tossici interrati.
La caratterizzazione (394.000 euro) a cui riferiva il tecnico incaricato in aula, ha riguardato l’indagine dei rifiuti solidi urbani, un’analisi che copre fino a 4 metri di profondità, in un area molto ma molto limitata della cava stessa. Invece per un’indagine circostanziata al fine di rilevare i rifiuti industriali / nucleari / speciali, occorre sondare in profondità con specifici progetti d’interventi come quelli messi a punto del ministero della difesa che prevedono degli spettrometri fino a 1.820 metri sotto il terreno.
Circa l’indennizzo che il Comune ha versato al proprietario per mantenere la discarica dei Rifiuti Solidi urbani nella cava, fino al 2010 esso è stato quantificato (proprio dall’amministrazione Marrocco) in 15.000 euro/anno, poi ridotti a circa la metà. Queste cose le sanno tutti i consiglieri del comune, ma come testimonia il voto di astensione, meglio non decidere nulla e attenersi alla sola propaganda.
Deliberare in quel modo, con la maggioranza che si è astenuta sulla proposta della minoranza decidendo a favore de l’esproprio della discarica, è solo ‘fuffa’, in quanto sanno bene che il Comune non può eseguire un’opera così delicata e costosa, ma deve essere inserito in un programma di Bonifica del Governo centrale che forse delegherà, chissà alle Regioni”.
“Il Sindaco in carica, invece, dovrebbe recarsi in Procura, ritenendo fondate le deposizioni dei testimoni, e far muovere la giustizia, per ulteriori indagini e per la bonifica integrale, altrimenti dal pasticciaccio brutto della Cava Cese sarà molto difficile venirne fuori”, conclude Maraone.
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