GAETA – Più li mandi giù e più loro vengono su. Gli idrocarburi seppelliti nel canale di Arzano stanno tornando a galla in queste ore grazie al paziente lavoro di bonifica della ditta formiana Benedetto Lombardi. Dopo un attento campionamento in più punti, altrettanto aveva già fatto l’Autorità Portuale, sono stati individuati con precisione i codici “Cer” con i quali dovranno essere smaltite le diverse partite di fanghiglia che si stanno prelevando dal letto. Per consentire alle delicate operazioni di svolgersi in tutta sicurezza, sono state piazzate delle barriere che impediscono all’acqua di entrare nel canale, anche con un eventuale cambio di marea. I lavori, autorizzzati dalla capitaneria di porto di Gaeta nei giorni scorsi, sono propedeutici all’ampliamento dei piazzali del porto ed all’approfondimento dei fondali. Dopo anni di battaglie, in cui si è badato soprattutto a ricercare le fonti di inquinamento nelle polveri rilasciate durante le operazioni di travaso delle merci tra benne e tramogge, appare evidente come si siano trascurate le fonti di inquinamento del suolo e del mare provenienti da reflui industriali.
La pentola l’ha scoperchiata la sezione navale della guardia di finanza di Gaeta che, con una dettagliata indagine, ha scoperto falle nel sistema di raccolta acque di prima pioggia in dotazione ai piazzali Eni, emettendo le necessarie prescrizioni e denunciando l’accaduto alla procura della repubblica di Cassino, con l’applicazione delle relative sanzioni. All’interno del canale di Arzano sono presenti due oleodotti, sul cui posizionamento e relative autorizzazioni è in piedi da tempo un contenzioso legale.
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