GAETA – Scagionato dall’accusa di estorsione il presidente della polisportiva Gaeta Calcio 1931 Mario Belalba. Per lui sono trascorsi due anni molto difficili. Arrestato insieme al giocatore Francesco Morabito nel gennaio 2014, aveva poi ottenuto l’obbligo di dimora.
Ieri, durante l’udienza celebrata davanti al gup del tribunale di Cassino Angelo Valerio Lanna, i due imputati sono stati assolti dalla grave accusa. Il pm Giammaria aveva richiesto per Belalba, difeso dagli avvocati Vincenzo Macari e Pasqualino Magliuzzi una pena pari a tre anni e sei mesi, mentre per Morabito, difeso dall’avvocato Pietro Romeo del foro di Reggio Calabria, di due anni e quattro mesi.
Al termine del rito abbreviato il giudice ha accolto in gran parte le tesi della difesa, riconoscendo il solo reato di “esercizio arbitrario delle proprie ragioni”, con la conseguente applicazione della pena di due mesi di reclusione a testa. Complessa la vicenda che aveva portato agli arresti. Il presidente aveva dato appuntamento al procuratore di un suo giocatore, un impiegato di banca di Itri, al tavolino di un bar di Formia. Scopo dichiarato quello di ottenere indietro parte dell’ingaggio già versato per un giocatore, Vincenzo Manzo, passato poi in corso di stagione all’Arzachena.
Proprio per l’interruzione di quel rapporto aveva convinto Belalba a chiedere indietro 5.500 euro sugli 8.000 euro di un assegno dato a garanzia. Nel frattempo però il titolo era stato incassato dal giocatore, proprio su un conto aperto presso la banca dove lavorava il suo procuratore e dove Belalba aveva chiesto un fido, appena concesso. Di qui l’ira del patròn del Gaeta e le espressioni minacciose. Interamente registrate dai carabinieri che erano stati allertati preventivamente dalla controparte.
Le difese hanno evidenziato con l’ausilio di testimonianze e di documenti bancari che alla richiesta economica non era sottesa alcuna estorsione ma solo la restituzione per l’interruzione delle prestazioni del giocatore in favore del Gaeta Calcio.