FORMIA – Da fabbro-carrozziere ad imprenditore del settore edile, automobilistico, commerciale: una escalation che secondo il Tribunale penale di Latina è stata possibile grazie al legame che Vincenzo Zangrillo aveva intessuto negli anni con il clan dei casalesi. Da qui è scaturita l’operazione portata a compimento in mattinata dal Centro Operativo D.I.A. di Roma, in esecuzione di un provvedimento emesso dal palazzo di giustizia pontino, su proposta del Direttore della D.I.A., Nunzio Antonio Ferla. La direzione investigativa antimafia della capitale ha sottoposto al sequestro il patrimonio riconducibile all’imprenditore pontino. L’attività ha portato al sequestro di oltre 200 autoarticolati, di 2 cave di marmo, di 19 immobili tra abitazioni, uffici, opifici e magazzini, di 21 ettari di terreni ubicati nelle province di Latina e Frosinone, di quote relative a 6 società, di 16 conti correnti e rapporti bancari di varia natura, il cui valore complessivo è stato stimato in oltre 20 milioni di euro. Gli inquirenti hanno avviato le indagini insospettiti dalla ingiustificata espansione economica dell’imprenditore, in svariati settori commerciali, diventando titolare, direttamente o indirettamente, di numerose società operanti nella gestione di cave di marmo (con la commercializzazione del perlato di “Coreno Ausonio” uno dei marmi più pregiati utilizzati per la costruzione dei porti), nel trasporto di merci su strada, nel commercio all’ingrosso di altri materiali da costruzione, nello smaltimento di rifiuti, nella locazione immobiliare e nel commercio di automezzi.Le investigazioni degli uomini della D.I.A. di Roma hanno permesso di dimostrare il nesso tra l’espansione del suo patrimonio individuale e imprenditoriale e le attività illecite da lui commesse nel corso degli anni. Infatti, l’imprenditore, come portato alla luce dagli inquirenti, oltre a frequentare e ad avere rapporti d’affari con imprese controllate dal clan dei casalesi, risulta avere a proprio carico numerosi precedenti penali, tra cui associazione a delinquere, riciclaggio e traffico internazionale di autoveicoli, nonché denunciato per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, di rifiuti illeciti ed insolvenza fraudolenta, avendo accumulato nel corso degli anni con i suoi camion mancati pagamenti dei pedaggi autostradali. Le verifiche degli investigatori hanno evidenziato come il suo patrimonio fosse cresciuto parallelamente alle attività criminali a lui contestate, sino a raggiungere le grandi dimensioni attuali, grazie ad escamotage che gli hanno consentito, secondo le accuse, di dichiarare al fisco redditi nettamente inferiori rispetto alla reale forza economica accumulata negli anni attraverso illecite attività.Adesso sarà la magistratura a decidere se procedere con la confisca dei beni sequestrati in mattinata e con l’eventuale fermo dell’imprenditore pontino.
Saverio Forte