FORMIA – Sabato 19 Dicembre alle 20:30 al Teatro Bertolt Brecht al via la stagione “Teatro Libera tutti”, la rassegna promossa dal collettivo formiano all’interno del progetto “Officine culturali” della Regione Lazio, del riconoscimento del Ministero per i beni e le attività culturali e del circuito regionale dei Teatri Off.
Un’intera stagione dedicata al teatro off e contemporaneo con 10 spettacoli di qualità per 9 serate da dicembre ad Aprile con una grande attenzione ai personaggi femminili: si inizia con “Edith Piaf”, si continua con Alda Merini e Medea del Teatro Bertolt Brecht, “Veleni di famiglia ovvero le femine velenose” di e con Silvia Martorana Tusa, le Troiane ed Ecuba di Euripide interpretate da Valentina Capone, “Ninetta e le altre” delle Marocchinate del ’44 della Compagnia Errare Persona fino allo spettacolo in memoria di Eluana Englaro. Si aggiungono “Spari e dispari” del teatro Rossosimona di Rende e “Avrei voluto essere Pantani” di e con Davide Tassi.
Il primo appuntamento è con “Edith Piaf” del Teatro Potlach di Fara Sabina, un’ipnotizzante show di Nathalie Mentha: “Mentha è più alta e bella della Piaf, che era bassa e aveva i capelli crespi, un passerotto matronale. Potrebbe piuttosto essere confusa con la performer inglese Kristin Scott Thomas; entrambe hanno i capelli biondi, le sopracciglia arcuate e una personalità maliziosa. Eppure è riuscita a catturare i manierismi leggendari della Piaf: il canto radioso, i rapidi gesti, il travolgente senso di colpa e la bella storia d’amore” (da articolo di Geoff Gehman sulla rivista ICON).
“C’era una volta il teatro più grande di Formia , 70 posti preziosissimi che per quasi 20 anni hanno rappresentato l’unico presidio di cultura e libertà di una città più attenta al cemento che alla poesia, predisposta più ad aprire banche che sale da concerto. Poi venne il Teatro Remigio Paone con le sue giuste regole di accesso, gli errori di ristrutturazione da aggiustare, non era proprio il San Carlo ma comunque sapeva di teatro vero. Ora torniamo al Brecht, torniamo alla sala del Carmine, troppa confusione su chi gestisce cosa, i sogni hanno bisogno di amore, dedizione, pulizia ed onestà intellettuale. In attesa speranzosi che si ritornino ad abitare i luoghi pubblici dedicati alla cultura facciamo un passo indietro, torniamo OFF perché siamo sempre più convinti che la terra ai contadini ed i teatri ai teatranti”, afferma il direttore artistico Maurizio Stammati.
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