Formia / Rifondazione Comunista: “Con la complicità della politica si continuano a massacrare i lavoratori”

FORMIA – “Ultimo in ordine di tempo è il caso del macellaio licenziato per ingiusta causa dal posto di lavoro (Conad di via Vitruvio a Formia) e mai reintegrato nonostante una sentenza del tribunale del lavoro di Cassino che imponeva al suo datore di lavoro di farlo. La sua colpa è quella di essersi assentato dal lavoro, in quanto vittima di un grave infortunio occorsogli nel luglio 2013”. Lo dichiara il Circolo “Enzo Simeone” del partito della Rifondazione Comunista di Formia.

“Un’epoca la nostra – prosegue la nota – nella quale si continuano a massacrare i lavoratori, cancellando quelle che sono le tutele (non privilegi) strappate con anni di lotte. Ormai il mercato del lavoro è dominato dagli istinti peggiori del capitalismo.

D’altronde mai la politica è stata così ossequiosa nei confronti dei padroni, rinunciando a schierarsi dalla parte dei lavoratori e regalando loro leggi che di fatto gli danno carta bianca, per portare avanti i loro obbiettivi, che è quello di avere lavoratori ricattabili in quanto precari.

Lo stesso presidente del consiglio Renzi – in un suo post su facebook – ha scritto:“Secondo l’Inps nei primi 10 mesi del 2015 abbiamo ottenuto 415.577 posti di lavoro in più rispetto allo stesso periodo del 2014. C’è chi lo chiama caso, c’è chi lo chiama Jobs Act”. Ed invece le cosa stanno diversamente.

Il presidente del consiglio omette volutamente di scrivere che i nuovi posti di lavoro di fatto sono la sola trasformazione di contratto esistenti, ma questa non è purtroppo una novità: Renzi va avanti in questo modo da molto tempo, raccontando bugie sull’occupazione che non mostra segni di ripresa.

I nuovi contratti, infatti, sarebbero poco più di centomila. Poco più di un anno fa Renzi guardava il bicchiere mezzo pieno e affermava che «Gli occupati stanno aumentando, con più di centomila posti di lavoro da febbraio».

Anche in quel caso stava manipolando i dati a proprio piacimento, ma la questione da sottolineare è che quando l’imbonitore di Palazzo Chigi diceva quelle cose il Jobs act non era stato approvato.

Un provvedimento con il quale il governo ha regalato alle imprese diversi miliardi di euro, senza ottenere alcun significativo miglioramento dell’occupazione, mentre è aumentata la precarietà, che rimane la forma contrattuale preferita dalle imprese, come mostrano anche le ultime elaborazioni sul Jobs act.

Secondo la Cgil, i provvedimenti del governo Renzi di «deregolazione del lavoro che vanno sotto il nome di Jobs Act e dei connessi incentivi previsti dalla precedente Legge di stabilità», sono costati 5,9 miliardi di euro solo nel 2015.
Peccato che a questa spesa enorme ha corrisposto un aumento degli occupati a tempo indeterminato di meno di 2.400 unità.

Due milioni e mezzo di euro per ogni nuovo occupato a tempo indeterminato. E comunque le imprese continuano ad assumere soprattutto con contratti precari, come dimostrano i 178.000 neoassunti con contratti a tempo determinato rilevati dalla Cgil.

Insomma, niente di nuovo sul fronte del lavoro. Le menzogne di Renzi non possono nascondere i suoi fallimenti che si traducono con l’occupazione che non aumenta, a differenza dei soldi regalati alle imprese insieme alla precarietà estesa a tutti i livelli.

Con il Jobs act il governo guidato dal segretario del Pd ha finanziato con la fiscalità generale, praticamente con i soldi dei lavoratori, l’aumento della precarietà e della ricattabilità degli stessi lavoratori.

Stendiamo poi un velo pietoso poi sui tirocini retribuiti previsti dal bando PLUS “Appia via del Mare”, il Piano Locale Urbano di Sviluppo che, con i fondi del “POR FESR Lazio 2007-2013″, si proponeva di stimolare – con una spesa iniziale di 100mila euro poi aumentata a 200mila euro – l’occupazione.

Il bando “Work – Experience” offriva a disoccupati e inoccupati residenti nel Comune di Formia l’opportunità di attivare percorsi di formazione professionale da 3 a 6 mesi interamente rimborsati presso aziende e studi professionali del territorio cittadino.

L’attività di tirocinio settimanale doveva essere compresa tra un minimo di 20 ed un massimo di 32 ore; Al tirocinante sarebbe stata inoltre riconosciuta un’indennità di frequenza di 600 euro lorde mensili. Quindici le domande ammesse (Verbale n. 4 del 28/10/2014) al finanziamento, con la probabile aggiunta di altre, visto l’aumento del budget.

Quanti di quei tirocini sono diventati lavori veri e propri? Non è ovviamente dato sapere. Su di un totale di 6milioni e 692mila euro solo 200mila euro sono stati stanziati per il lavoro, creando tra l’altro 0 posti di lavoro. Oppure ancora i 265mila euro per per gli incentivi alle PMI (piccole-medie imprese), di cui ignoriamo i criteri con i quali sono stati scelti i beneficiari dei contributi pubblici. Intanto i cittadini precari, disoccupati, inoccupati, lavoratori a basso reddito, i senza speranza continuano a patire la fame”.

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