MINTURNO – Si avvia lentamente verso la prescrizione il processo per gli sversamenti di liquami avvenuti sulla spiaggia di Scauri nell’agosto 2009 che vede imputati i vertici dell’epoca di Acqualatina. Il procedimento contro Jean Michel Romano ed Ennio Cima – all’epoca dei fatti amministratori di Acqualatina spa – era in corso presso la sede distaccata del tribunale di Gaeta ma, con la soppressione e l’accorpamento del presidio di giustizia a Cassino, è stato incardinato presso il tribunale di Latina dove è tuttora in corso davanti al giudice monocratico Laura Morselli.
Nonostante la tenacia degli avvocati di parte civile Giovanni Stefanelli e Davide Camerota, i tempi bibblici della giustizia hanno già prodotto la decadenza di due ipotesi di reato su tre, cosicché nella scorsa udienza il pm Milena Massa si è trovata a contestare la sola accusa di danneggiamento. La fuga dei bagnanti, con tanto di transennamento di due spiagge libere diverse sul litorale di Scauri e conseguente divieto di balneazione, avvenne nelle giornate del 22 e 29 agosto 2009.
Un danno notevole per gli operatori balneari che si costituirono parte civile attraverso il Sindacato Italiano Balneari e il Consorzio Riviera di Minturno. In entrambe le occasioni fu la ditta Rossini a ristabilire il corretto funzionamento degli scoli che avrebbero dovuto gettare a mare solo acqua di prima e seconda pioggia. E invece quelle condutture scaricarono ben altro, come hanno riferito concordemente in aula guardia costiera e polizia provinciale.
Tanto da provocare il 22 agosto 2009 l’evacuazione forzata dei turisti tra il lido “Aurora” ed il lido “Scauri”, nonché il successivo 29 agosto vicino il “Lido del Sole”. In entrambi i casi, da quanto emerso in aula si trattò della “rottura delle pompe di sollevamento”. Così da generare valori “Ced” e di “ammoniaca”, come testimoniato in aula da un funzionario di Arpa Lazio, notevolmente sopra la norma. La seconda volta il guasto provocato fu più grave. Durò alcune ore, provocando in spiaggia una pozza nauseabonda.
Da quel momento Acqualatina rivide l’intero sistema di controllo, utilizzando il “teleallarme” per prevenire i fenomeni di “troppo pieno”, mentre il Comune di Minturno non si costituì parte civile al processo.