GAETA – Un sito internet non basta a risollevare la pesca nel golfo di Gaeta ma occorrono provvedimenti alla base della filiera, cominciando dall’istallazione di almeno 10 punti per la raccolta di oli esausti sul territorio cittadino. Lo sostiene Giuseppe Di Chiappari del M5s (Movimento 5 stelle) che rende noto il contenuto di una richiesta depositata presso l’ufficio ambiente del comune di Gaeta.
“I cittadini di Gaeta, forse presi dai vari problemi quotidiani, non si sono accorti – spiega Di Chiappari – che negli ultimi 30 anni il nostro Golfo ha subito una riduzione drastica del pescato di oltre il 50%, e solo i più appassionati, oltre ai pescatori di professione, possono essere a conoscenza della scomparsa (quasi completa) di alcune specie ittiche costiere, come ad esempio: lo Sparaglione, la Donzella, la Magnosa, l’Astice, il Gamberetto, la Musdea, la Corvina, la Mennola, il Melù, il Rombo, la Sogliola, il Riccio, la Granceola, il pesce Balestra, il pesce San Pietro, lo Scorfano, la Rana Pescatrice, ed altre (quelle più pregiate, come le Sogliole e il Rombo, o lo Scorfano ed altre, sono importate dal Nord Europa, mentre i crostacei, come l’Astice o il Granchio, dalle coste Nord/Americane, e le preziose Vongole Veraci dal Nord Africa) tutte finiscono sui nostri banchi per soddisfare le esigenze di mercato). Per completare il quadro distruttivo, si sono dimezzate anche le partite IVA del settore (e non solo per colpa della pressione fiscale).
Altro che: “avvio di piattaforma digitale che apre nuovi orizzonti commerciali per il mondo della pesca locale”. Altro che: “Siamo di fronte ad una nuova progettualità che proietta la tradizionale professionalità degli addetti e la qualità dei prodotti verso la necessaria innovazione richiesta dalle nuove prospettive dei mercati”. Così tra le varie dichiarazioni del sindaco Mitrano, non appena resa operativa la piattaforma informatica per l’attività di compravendita via web del pescato.
Ma quale pescato?
Pensare per Gaeta ad un sito per la vendita del pesce on line è come voler vendere ghiaccioli agli esquimesi o come voler pescare tonni nel Sahara, o meglio voler costruire una casa partendo dal tetto, piuttosto che dalle fondamenta. Insistere su questa linea può significare solo 2 cose: o il sindaco è solo un “prezzemolo in ogni minestra”, non avendo benché minima competenza nel settore della pasca e dell’inquinamento marino, si spara quest’altro costoso selfie preelettorale, pur di far credere alla gente che lui ha fatto un’altra cosa (utile?) per Gaeta; o è proprio classificabile tra quei politici d’Italia che costruiscono per spendere e non spendono per costruire.
È quindi inutile pensare alla vendita di pesce on line, senza prima intervenire urgentemente partendo dalle fondamenta (per aprire una pescheria bisogna fornirla di pesce, che per poterlo pescare, bisogna che questo si riproduca e venga gestito correttamente anche con il monitoraggio delle Autorità competenti). Bisogna intervenire sulla salvaguardia dell’ambiente in generale, e nella fattispecie, del mare, dove è necessario verificare la funzionalità degli attuali impianti di depurazione, eventualmente potenziarli, dragare il porto (attività ferma da decenni), bisogna indispensabilmente installare entro le 3 miglia e/o in fondali inferiori a 50mt di profondità “varie” barriere di cemento, che sono utilissime per il ripopolamento di molte specie e contemporaneamente rendono impossibile la pesca a strascico su quelle batimetriche dove già non è consentito dalla legge. Far installare sui pescherecci i cassonetti per la raccolta della plastica (che puntualmente viene pescata, rigettata in mare e ripescata perpetuamente… una follia). Far rispettare le leggi vigenti, facendo pressioni presso la Capitaneria di Porto, che ha già gli strumenti per poter agire di notte, e non di giorno a cose fatte, e in banchina come negli USA e in Brasile, dove gli Organi di controllo (come i nostri N.A.S.) hanno una presenza assidua sulle banchine del porto, e nei ristoranti effettuano continui controlli. Sollecitare lo smantellamento dell’attuale e orribile mercato del pesce, che versa in uno stato igienico sanitario scandaloso, trasferendolo in una idonea struttura, purché si programmi una spesa contenuta (non come la tentata costruzione del parcheggio di Villa Sirene: 11 milioni per sole 40 auto).
Nell’immediato però è essenziale, e molto economico per le casse comunali, l’installazione di almeno 10 punti di raccolta olii esausti, in tutti i principali quartieri della città, abbinandoci un cassonetto dove poter posare i contenitori svuotati, perché è ovviamente insufficiente l’unico punto di raccolta di via del Piano (tra l’altro idea del Meetup 5 stelle di Gaeta, come da comunicato del 25/10/2014 sulle varie testate locali e postato successivamente anche su https://gaeta5stelle.wordpress.com/2014/10/28/movimento-5-stelle-rifiuti-zero/) perché riteniamo che “l’olio svuotato nei lavandini da migliaia di famiglie e quello svuotato in mare dai pescherecci sia una delle principali cause dell’inquinamento (un litro d’olio in mare causa una chiazza pari a un campo di calcio. Moltiplicate per circa 10/15.000 famiglie)”. E quest’ultime (compreso i pescatori) vanno educate tramite una adeguata campagna informativa (elementare, illustrata, dettagliata).
Quanto sopra è stato notificato dagli Attivisti del Meetup Gaeta 5 Stelle su una specifica richiesta il 5 gennaio 2015 presso l’Ufficio Ambiente del Comune di Gaeta.
Ora, caro Sindaco, muoviti, altrimenti il sito internet (come una nuova Bibbia) potrà solo raccontare il trapassato remoto della pesca nel nostro Golfo”.