FORMIA – Giovanni Morlando comparirà in giudizio per il reato di omicidio il prossimo due aprile, davanti alla Corte di Cassazione, chiamata a riesaminare la sentenza dell’appello bis, che lo aveva visto assolvere “per non aver commesso il fatto”. A pochi giorni dal colpo alla Gelateria Lavezzi, per il quale il 28enne è stato tratto in arresto insieme al complice Massimiliano Lepore, il giovane si trova a dover affrontare di nuovo la storia dell’omicidio di Igor Franchini, il ballerino di Scauri ucciso nel gennaio 2009 con 43 coltellate.
Un anno fa la III Corte d’Assise d’Appello di Roma, presieduta da Vincenzo Roselli, a conclusione del secondo processo di secondo grado, aveva deciso che non fu Giovanni Morlando ad uccidere il 19enne di Scauri. Fu assolto dall’accusa di omicidio volontario con la formula “per non aver commesso il fatto” e condannato a tre anni e tre mesi di reclusione solo per i reati di tentata soppressione di cadavere e incendio di autovettura.
Il processo in questione seguiva la sentenza con la quale la Cassazione nell’aprile del 2013, ravvisando la contraddittorietà delle motivazioni della precedente decisione, annullò l’assoluzione dello studente formiano, rinviando gli atti alla III Corte d’Assise d’Appello. Ma ci fu il rinvio da parte della Cassazione. La data, quindi, è stata fissata per il prossimo 2 aprile.
Igor Franchini fu ucciso, presumibilmente nella notte tra il 24 e il 25 gennaio 2009, in una villetta di Formia. Il corpo fu ritrovato dopo alcuni giorni, avvolto in una coperta e parzialmente carbonizzato, abbandonato in una zona di campagna.
A scatenare la follia omicida, secondo gli investigatori, fu un debito, forse contratto per comprare droga. Per questa vicenda, sono nati quattro processi ad altrettanti giovani (in un caso nei confronti di un minorenne). Due i principali: quello ad Andrea Casciello, condannato a 14 anni dopo il rito abbreviato (sentenza oggi definitiva) e quello a Giovanni Morlando che ha avuto un iter processuale più complesso.
Condannato in primo grado a 26 anni di carcere, il giovane, in appello, fu assolto dall’accusa di omicidio (con formula dubitativa) e condannato a tre anni di reclusione per soppressione di cadavere. Poi ad aprile 2013, la Cassazione annullò la sentenza per contraddittorietà delle motivazioni e mandato gli atti per un nuovo processo.