Durante l’incontro – introdotto da Dario Gargiulo, coordinatore Sinistra Lavoro, e da Giuseppe D’Acunto, coordinatore SEL – sarà presentato il libro “Manifesto per la Sinistra e l’Umanesimo sociale” di Paolo Ercolani e Simone Oggionni. Quest’ultimo sarà presente all’incontro.
“C’è un aspetto sostanziale – spiegano i due autori – che differenzia la destra dalla sinistra. Su di un piano generale, la prima tende a rappresentare istanze istintive che, per così dire, appaiono spontanee e naturali nell’ordine delle cose: paura o astio per il diverso, individualismo, razzismo, competizione, profitto, visione gerarchica del genere umano, esclusione.
La sinistra, invece, costruisce e promuove idee e progetti attraverso una disarticolazione razionale del disordine e una progettazione altrettanto razionale di un universo differente. Per questo si definisce in relazione a valori come uguaglianza, cooperazione, solidarietà, tensione verso il cambiamento, inclusione delle diversità, emancipazione dei più deboli e degli oppressi.
Se a questo aggiungiamo l’incapacità e inadeguatezza, da parte delle classi dirigenti e intellettuali della sinistra, di sforzarsi e impegnarsi sul terreno dell’elaborazione di un universo teorico e programmatico adatto ai tempi e ai contesti mutati, capiamo perché si susseguono senza soluzione di continuità, da circa trent’anni, sconfitte e fallimenti.
Più precisamente la sinistra sconfitta si è divisa in due. Da una parte quelli che hanno accettato il punto di vista dell’avversario e rinnegato tutto il proprio passato, per genuflettersi (con lo zelo tipico dei neofiti) al credo liberale, all’interno del quale prevalevano nel frattempo le spinte più reazionarie.
Dall’altra parte quelli che a vario titolo si sono arroccati nella difesa di riferimenti e progetti anacronistici e del tutto incapaci di intercettare le istanze del tempo mutato, nonché sterili e inadatti a incidere sui rapporti di forza e sulla realtà sociale. Quante volte abbiamo pensato che le parole del secolo scorso fossero inadeguate a comprendere la contemporaneità e ancora di più le etichette – alcune semplicemente folkloristiche – delle grandi famiglie politiche che, armate una contro l’altra, hanno spezzettato e frammentato la sinistra?
È decisamente ora (e anzi lo è da un pezzo!) di uscire da questi errori e di mettere fine a questa colpevole latitanza di una forza di sinistra moderna in grado di esprimere qualcosa di sensato sul terreno culturale. E, per questa via, in grado di tornare a rappresentare e a dare voce alle istanze e ai bisogni dei più deboli, a partire da un mondo del lavoro (e del non lavoro a esso complementare) sempre più smarrito e sotto scacco.
Per questi motivi – concludono i due autori – abbiamo ritenuto indispensabile comporre a quattro mani un Manifesto. Un contributo che possa fornire, al tempo stesso, idee per un rinnovato armamentario teorico di comprensione del tempo presente, nonché un nuovo orizzonte politico e programmatico a una sinistra, quella del XXI secolo, a cui è richiesto di essere una e coesa in vista delle grandi sfide a cui ci mette di fronte il tempo presente”.