GAETA – La sicurezza degli abitanti di Gaeta ed in particolare dei residenti nella popolosa zona del quartiere di Porto Salvo, è rimessa nuovamente in discussione. La presenza di un attracco adibito ad ospitare una nave petroliera a 200 metri dall’abitato, torna di attualità per un accordo raggiunto tra la società che gestisce i rimorchiatori all’interno del porto di Gaeta ed i sindacati a cui sono chiamati ad aderire nei prossimi giorni anche i lavoratori. Secondo quanto trapela l’accordo prevede di distribuire i turni di lavoro su solo quattro squadre. Con il risultato che gli equipaggi, che saranno composti a loro volta da sole tre persone, prenderanno servizio alle 6 di mattina per smontare alle 6 del giorno successivo. Ventiquattro ore di servizio continuato a bordo, durante le quali uno dei tre membri dovrebbe riposarsi a turno.
“La legge – spiegano i membri dell’associazione A.Ma.Re. (Associazione Marittima Regionale) prevede che per il lavoro marittimo i turni non superino le 12 ore. Il sistema proposto agira la norma prevedendo 10 ore di riposo per ciascuno, ma non tiene conto che i tre a bordo hanno funzioni diverse tra loro e dunque, in qualsiasi momento, devono essere svegli e pronti ad intervenire”. Durante la permanenza della petroliera al molo, una fune legata tra il rimorchiatore e la nave assicura lo spostamento al largo in caso di un improvviso incendio o esplosione. La vicinanza al molo pescherecci, alle case ed al molo Sant’Antonio, che ospita la base Nato (attualmente è di stanza la nave ammiraglia Mount Whitney ) rende indispensabile un grado elevato di sicurezza.
A seguito di un precedente accordo istituzionale, a fronte dell’introduzione di rimorchiatori a due motori era stato ridotto il numero delle unità che operano contemporaneamente. Con l’impegno del mezzo navale in servizio di fare la spola, in caso di necessità, tra la petroliera ed il porto commerciale. “Se l’accordo andasse in porto – spiega l’associazione Amare – la situazione di precarietà si aggraverebbe ulteriormente anche perchè l’equipaggio dopo sole 12 ore di lavoro dovrebbe essere di nuovo reperibile”. La situazione del molo petrolifero rappresenta un unicuum sul piano nazionale. Sulla scorta dell’incidente accaduto a Porto Torres nel 2001, il comitato Peschiera No Petroliera ha più volte insistito sulla necessità dello spostamento della petroliera attraverso una rilocazione dell’attracco, ottenendo per la prima volta un piano per l’evacuazione. Per la delocalizzazione si è parlato a lungo di uno stallo dedicato all’interno dell’ampliamento del porto commerciale (aprendo un fronte di scontro con Formia) o di una boa a largo, ma, ad oggi, non si sono raggiunti risultati concreti.
(nella foto di copertina il molo Eni, attaccato al quartiere di Porto Salvo)
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