FROSINONE – «Il fatto che la Chiesa, anche e soprattutto a livello locale, stia intervenendo con determinazione e sistematicità sul dramma del lavoro in provincia di Frosinone, significa che l’emergenza è ormai sociale oltre che occupazionale ed economica. Direi anzi che esiste un aspetto perfino etico e morale. E ha ragione Monsignor Ambrogio Spreafico quando dice che “la politica deve pensare non solo all’oggi o al domani; deve piuttosto pensare ad un vero futuro, ad una prospettiva di lungo periodo”. In modo forse anche impopolare ho sostenuto qualche giorno fa che va archiviata la stagione della “caccia al colpevole”.
Lo ribadisco adesso. Ma invito anche tutti a smetterla con le polemicucce a tutti i costi. O con i silenzi. In Ciociaria il punto non è più cosa si dovrebbe fare, ma semplicemente…fare. Sottoscrivo l’analisi dei Vescovi Ambrogio Spreafico (Frosinone-Veroli-Ferentino) e Lorenzo Loppa (Anagni-Alatri), quando hanno scritto: “Non è il tempo per rivendicazioni di parte o per corte prospettive. E’ il tempo della lungimiranza, anche a costo di rinunciare a facili consensi immediati. Il risanamento e la riqualificazione di tutta la Valle del Sacco possono essere il banco di prova della fattività dell’impegno di tutti”. Hanno ragione.
Da quanto tempo non si realizza un’opera pubblica significativa? Perché ci sono mille difficoltà perfino a dire che l’Accordo di programma è stato un fallimento? Per quale motivo, appunto, non si trova il coraggio di rivendicare a Roma l’urgenza di iniziare la bonifica della Valle del Sacco? La provincia di Frosinone ha anche straordinarie eccellenze, oltre l’automotive: il settore chimico-farmaceutico, quello aeronautico, per non parlare del turismo, dell’enogastronomia, della cultura, delle abbazie. Ma nessuno le valorizza, se non in qualche dichiarazione sporadica che rimane tale.
Il circuito infernale che sta distruggendo il territorio è sotto gli occhi di tutti: le aziende e i negozi chiudono, i consumi crollano, i giovani se ne vanno, gli investimenti non arrivano. E le famiglie sono alle prese con la mancanza di stipendio, con la fine degli ammortizzatori sociali e con una desertificazione progressiva. Non voglio ripetere per l’ennesima volta numeri e percentuali o classifiche sulla qualità della vita. Preferisco invece fare un appello alla “rappresentanza del territorio”: politica certamente, ma non soltanto.
Se una volta intendono cancellarci come capoluogo, se un’altra volta ipotizzano di spostarci nella regione Tirrenica, lo fanno perché sono “brutti e cattivi” oppure perché noi siamo un Calimero “piccolo e nero”? La riposta è sbagliata in entrambi i casi. Per ripartire lo sforzo deve essere unitario: la buona politica deve fare squadra e cominciare a battere i pugni sul tavolo anziché accontentarsi, le associazioni di categoria dovrebbero cominciare a dire no a quelle logiche di accorpamento che stanno minando il territorio, le forze sociali devono sostenere le battaglie per il lavoro come erano abituate a fare, anche perché i lavoratori restano un’enorme ricchezza.
L’Asi ed il Cosilam devono sostenere con forza ed in maniera univoca lo sviluppo industriale e aggiungo il ruolo delle banche: quelle locali sono un patrimonio straordinario, come lo è l’Università di Cassino. Insieme agli istituti nazionali potrebbero favorire meglio di chiunque altro la logica del dialogo e della fiducia, elementi messi a dura prova dagli scandali nazionali. Le banche potrebbero sostenere lo sviluppo sul territorio, ma a loro volta hanno bisogno di certezze e di risposte che non arrivano.
Se ognuno guarda al proprio orticello, non si andrà da nessuna parte. Uniamo le forze, mettiamoci in discussione, lottiamo per la provincia di Frosinone. Da altre parti lo fanno. Anche perché gli ignavi, come insegna l’Alighieri, finiscono all’Inferno.»
E’ quanto dichiarato dal presidente di Confimprese Giudo D’Amico.