CASTELFORTE – “Chi ha paura delle primarie del PD?” A chiederselo sono alcuni membri del direttivo del Partito Democratico di Castelforte, firmatari del ricorso avverso le decisioni prese sulla candidatura a sindaco di Giancarlo Cardillo senza passare proprio per le primarie.
“Non sappiamo se sia ignoranza o malafede – si legge in una nota – ma di certo, di fronte agli ultimi articoli di stampa pregni di molta stupidità, non possiamo tacere. Chiamare in causa l’on. Forte e il sen. Moscardelli, come novelli padrini di due fazioni, per una questione che interessa solo la procedura adottata dal coordinatore Rosato per la nomina del candidato Sindaco del nostro comune è non solo “aberrante” ma “demenziale”.
Il coordinatore Rosato del Circolo di Castelforte e la Presidente della Commissione di Garanzia di Latina sanno bene che in un Comune ove insiste un solo circolo PD i “componenti della assemblea” coincidono con gli “iscritti” e non sono rappresentati dal direttivo. A Castelforte quindi esiste una assemblea territoriale che è quella degli iscritti, e non può essere sostituita dal direttivo; si sa bene che le norme statutarie, in caso di loro modifica, sono di immediata applicazione; per la loro entrata in vigore non sono necessarie modifiche agli Statuti regionali in quanto le norme dello Statuto Nazionale (art.44), che dovrebbe essere il pane quotidiano sia del coordinatore che del Presidente di un organo di garanzia, “prevalgono, in caso di difformità, su quelle degli Statuti e dei regolamenti regionali”.
Non esistono votazioni con i 3/5 del direttivo per decidere il candidato sindaco del PD se non per primarie di coalizione, quando gli altri partiti della coalizione non hanno espresso alcun sindaco; non esistono più i comuni al di sotto di 15.000 abitanti ove le primarie erano facoltative; il testo del regolamento regionale del PD, più volte invocato dai “notabili” PD del sud pontino, quest’ultimi veri “padrini politici” ormai sulla strada del tramonto, è ormai superato dallo statuto nazionale approvato nel 2015.
Gli autori delle varie dichiarazioni stampa sono in malafede perché conoscono bene le regole, tant’è che pochi giorni orsono è stata presentata alla cittadinanza una lista civica, senza il simbolo del PD ma con un candidato sindaco iscritto del PD; operazione legittima, nei confronti della quale non abbiamo nulla da dire perchè rispettiamo i diritti degli altri. Il resto però è stato solo creare “zizzania”, deformare la realtà, denigrare, evitare le primarie, far credere che “loro” sono i giovani “puri”, ligi ai regolamenti che però modificano e interpretano di volta in volta per raggiungere il loro scopo iniziale e non accettare il confronto su fatti attuali e passati.
Il loro tentativo di “impantanare” ed affossare in qualche cassetto il nostro ricorso, anche sfruttando le dimissioni della Presidente del Comitato di garanzia, è andato male, il loro tentativo di “illudere” la cittadinanza non ha sortito alcun effetto, la loro voglia di ritornare al passato, alle correnti di partito, alla guerra tra chi può vantare appoggi in alto e godere di presenze altisonanti e chi no, è miseramente fallito.
Vogliono evitare che il PD riconosca un candidato nelle prossime amministrative, meglio due liste civiche, una con Cardillo sindaco ed una con Di Bello, con tutta la retorica e le accuse tese a dimostrare che altri sono i responsabili del degrado politico, sociale e amministrativo di Castelforte e sempre altri, non loro, sono quelli che hanno amministrato negli ultimi venti anni, che hanno confezionato delibere e che hanno ricoperto cariche istituzionali.
Le dimissioni della Presidente del Comitato di garanzia provinciale sono state interpretate come ultimo tentativo di dimostrare che noi avevamo torto, in base al fatto che nulla si poteva obiettare alle nostre evidenti sottolineature di palesi illegittimità del deliberato del 12 dicembre 2015, fortemente voluto dal Coordinatore di Circolo Rosato, che oggi ci risulta essere un candidato nella lista civica; al Rosato non resta che dimettersi dal suo ruolo di coordinatore perchè ormai è “garante del nulla” e dedicarsi alla prossima campagna amministrativa, ma come cittadino avente diritto e non come coordinatore di Circolo.
Noi vogliamo le primarie di partito e vogliamo che siano gli elettori, attraverso le primarie, ad esprimere il nome del Candidato a Sindaco del PD. Loro, il coordinatore Rosato e parte del direttivo, non le vogliono, hanno paura a confrontarsi, preferiscono un PD diviso tra due liste civiche piuttosto che unito intorno al nome delle vincente le primarie; vogliono rimanere nella retorica del “nuovo”, accusare chi non è ancora candidato sindaco di strane consultazioni con i vecchi, spacciando per “nuovo” il loro vecchio DNA, quel vecchio atteggiamento che confonde la politica con gli interessi personali, che cerca i voti promettendo posti di lavoro, trasferimenti vari, incarichi di favore, accordi sottobanco, fuori casa, con esponenti della vecchia maggioranza; anzi siamo noi accusati di incontri politici con i vecchi amministratori, facendo finta di dimenticare i loro comportamenti di un recente passato, ormai noto e sotto gli occhi di tutti i cittadini.
Ultima nota, Mario Di Bello sarà candidato sindaco solo e soltanto se, attraverso le primarie, potrà rappresentare il PD, come da comma 1 dell’art.18 dello Statuto Nazionale del luglio 2015 e non da illegittimo deliberato del direttivo, frutto di personalistiche interpretazioni di stravolte norme statutarie e di despotiche decisioni”.