ITRI – Ancora un pressante intervento del Comitato 6 aprile che sta portando avanti, a Itri, la battaglia
contro l’azione devastante degli animali allo stato brado sui poderi privati e sulle strade statali, provinciali e comunali del territorio di Itri. Fece scalpore, tra le sue azioni dimostrative, la protesta del 30 gennaio 2014: i proprietari dei terreni depositarono all’ingresso del municipio – per poi portarle via subito dopo l’azione dimostrativa- deiezioni di animali appena raccolte al pascolo brado.
«Sono passati quasi quattro anni dalla costituzione del “Comitato 6 aprile” e siamo ancora costretti a denunciare da una parte la prepotenza di alcuni allevatori, che continuano da anni ad esercitare il pascolo abusivo e incustodito su terreni comunali e privati, anche su uliveti in carica, e dall’altra l’inerzia di alcune istituzioni.
Di fronte alla eccessiva tolleranza dei decenni passati e alla sfiducia e rassegnazione di molti, le persone che fanno riferimento al Comitato hanno cercato di reagire a questo atteggiamento passivo che non può che peggiorare le cose. Abbiamo presentato numerosi esposti, denunce, querele, in particolare per quello che succede nella cosiddetta “zona franca”, e operato continue pressioni nei confronti delle istituzioni competenti.
Qualcosa di importante si è ottenuto: negazione di permessi di pascolo, ordinanza sui sequestri di bestiame, interventi della Polizia locale, marcatura comunale dei bovini per facilitare l’identificazione dell’azienda proprietaria (con uno o massimo due numeri impressi sulla marca auricolare rivolta frontalmente dell’orecchio sinistro); ma quasi tutto è rimasto sulla carta e la realtà non è molto cambiata.
Di fronte alla mancata applicazione della Ordinanza sui sequestri del 2013, al continuo scaricabarile tra i vari Enti competenti o alla loro inerzia, al perdurare e all’aggravarsi di una situazione di diffusa illegalità( ancora nel giugno-luglio 2015 cavalli e bovini scorrazzavano per i nostri uliveti), il Comitato ha presentato il 6.7.15 una documentata denuncia alla Procura di Latina (competente per Sperlonga e Fondi) ed a quella di Cassino( per Itri).
Nell’attesa fiduciosa di un intervento, che sollecitiamo, dell’Autorità giudiziaria, abbiamo ripreso già dall’agosto scorso i rapporti con il Comune di Itri, finora alquanto infruttuosi e deludenti:
- Le riunioni operative, richieste dal Commissario sull’applicazione della Ordinanza di sequestro, e tenutesi nell’ottobre scorso tra Comune di Itri, CFS, ASL, Comunità montana e Provincia hanno portato solo alla individuazione delle competenze per la stalla di sosta e di un terreno offerto dal Comune, elementi già noti da due anni;
- La marcatura comunale dei bovini, pur decisa all’unanimità nel 2014 dal Consiglio comunale, non c’è stata in realtà ma solo sulla carta, con la semplice auto-dichiarazione richiesta agli allevatori;
- A fronte dei tre esposti presentati al Commissario il 2.11.2015, non solo non abbiamo avuto risposta o un incontro chiarificatore, sollecitati anche in data 17.12.15, ma dobbiamo anche sentirci dire dal Responsabile del servizio, in una riunione ufficiale presso il Comune di Sperlonga, che il Comune di Itri “non può far nulla”, “ha le mani legate”, perché alcuni proprietari della zona di Migliorano avrebbero consentito l’utilizzo dei loro terreni per il pascolo; ciò viene detto nonostante che il Comune sappia benissimo che circa 300 animali tra capre, bovini e cavalli invadono quotidianamente numerosi terreni comunali non concessi e per di più percorsi da incendi ed anche, spesso dal pomeriggio alla mattina, uliveti, vigneti e orti della zona circostante.
Mentre ci sentiamo ignorati e a volte presi in giro dal Comune di Itri, una speranza ci viene offerta dal recente attivismo del Comune di Sperlonga, dove sono cresciute le proteste dei cittadini per i ripetuti incendi e per i crescenti pericoli della circolazione stradale (presenza di animali incustoditi e di pietre nella sede stradale, cedimenti di scarpate).
Tale Comune, che nell’agosto del 2015 ha emanato una ordinanza di divieto di pascolo sul territorio montano, sta cercando di creare quel coordinamento tra i vari Enti interessati, che non c’è mai stato, per giungere alla concreta applicazione dei sequestri di bestiame in tutta la zona del sud pontino. Intanto noi seguiamo l’unica via che ci può portare a migliorare la situazione: continuiamo a protestare, a pretendere l’applicazione delle norme e l’effettuazione di controlli amministrativi, di polizia e sanitari, soprattutto nella “zona franca”, dove si trasferiscono senza autorizzazione alcune centinaia di animali, una parte dei quali senza marchio, di proprietari di vari Comuni.
Chiediamo a tutti i cittadini di sostenerci, di non subire prepotenze, di reagire civilmente e con fermezza, mentre alle forze politiche chiediamo di appoggiare la nostra lotta, di non ridurre i problemi posti dal Comitato a beghe tra privati, ma di considerarli connessi strettamente alla salvaguardia del nostro territorio e delle nostre pregiate risorse agricole, alla necessità di un uso sostenibile e associato dei terreni montani per valorizzare le risorse forestali e zootecniche di qualità, acquisendo finalmente quella visione d’insieme che la classe politica e imprenditoriale itrana non ha mai avuto».
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