MINTURNO – Nello stesso giorno in cui la Terza Sezione della Corte d’Appello di Roma ha assolto con formula piena cinque dei nove condannati in primo grado al processo Ego Eco, il Tribunale di Latina ha disposto altri quattro rinvii a giudizio. Non si arresta, dunque, l’affaire rifiuti di Minturno che si arricchisce di un nuovo processo.
Il giudice per l’udienza preliminare, Laura Matilde Campoli, ha infatti deciso nella giornata di ieri il rinvio a giudizio per l’imprenditore Vittorio Ciummo, patron della Ego Eco, per il capo cantiere Liberato De Simone (già condannati in primo grado e in appello) e per i responsabili del servizio igiene Maurizio Fiore e Salvatore Martone (quest’ultimo coinvolto nell’ultima inchiesta che vede protagoniste le due aziende Asa ed Ecocar). Le accuse sono sempre le stesse del precedente processo: truffa ai danni dello stato e frode in pubbliche forniture, falso e violazioni in materia ambientale
Secondo quanto ricostruito dalla Procura della Repubblica di Latina, al Comune di Minturno vi sarebbe stata una anomala procedura di aggiudicazione della gara di appalto e soprattutto nell’analisi del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani svolto con particolare riferimento alla raccolta differenziata.
L’attività investigativa della Guardia di Finanza di Formia si è sviluppata dopo un’attenta disamina del materiale probatorio acquisito nel corso delle indagini, che hanno permesso di acclarare che il servizio non veniva eseguito come previsto, ponendo in luce una moltitudine di irregolarità.
Per il periodo esaminato 2010-2013 la Ego Eco non avrebbe effettuato la differenziata in quanto “miscelava” tutti i rifiuti, avrebbe omesso la pulizia delle strade minturnesi, impiegato minori mezzi e risorse umane rispetto al capitolato d’oneri dell’appalto, fino ad arrivare all’illecito smaltimento con il contestuale sotterramento dei rifiuti all’interno di un deposito illegalmente utilizzato come isola ecologica e ubicato nel comune di Minturno località Parchi. In tale ambito già alla fine del 2013 vi fu un sequestro di oltre 400 tonnellate di rifiuti solidi urbani e 13.000 litri di scarti liquidi gassosi, catalogati, a seguito delle analisi di laboratorio effettuate dall’Arpa lazio, quali rifiuti speciali.
Emergeva tra l’altro che, con la consapevolezza dei funzionari dell’ente locale, la società appaltatrice aveva percepito, a fronte dell’ingannevole documentazione amministrativa presentata ed attestante la regolare esecuzione del servizio svolto, illegittime liquidazioni di pagamento per un importo di circa 7.000.000 di euro, sui quali sono in corso accertamenti finalizzati all’individuazione di responsabilità contabili per danni erariali.
La prima udienza del nuovo processo è stata fissata per il prossimo 20 luglio, davanti al giudice del Tribunale di Latina, Luigi Giannantonio.