FORMIA – “Il lavoro rende liberi”. Ad Auschwitz entrò che era un ragazzo di soli 17 anni. Ci rimase otto mesi, dal maggio 1944 al 27 gennaio del 1945, data in cui il lager fu liberato dalle truppe sovietiche. Tornato a casa, si accorse di essere rimasto solo. Degli otto familiari deportati in Polonia l’unico sopravvissuto al genocidio era lui. Piero Terracina oggi ha 87 anni. Ricorda bene ogni attimo di quell’esperienza e la mette disposizione di chi, di fronte alle sfide del nuovo millennio, non può concedersi il lusso di dimenticare.
La straordinaria testimonianza di uno degli ultimi reduci in vita dell’olocausto nazista ha chiuso stamani il programma de “I giorni della memoria”, il calendario di appuntamenti dedicati al ricordo della Shoah promosso dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Formia. All’incontro, organizzato in collaborazione con l’Associazione Nazionale Deportati nei Campi Nazisti, hanno preso parte anche il Sindaco Sandro Bartolomeo e l’Assessora Maria Rita Manzo.
Teatro “Remigio Paone” pieno di alunni delle scuole di Formia. Il racconto di Piero Terracina, lucido e intenso, si è concentrato sulla drammatica parabola di morte partita nel 1938 con le leggi razziali e culminata, dopo l’occupazione tedesca, con le deportazioni di massa nei campi di sterminio. “L’inferno in terra” – ha spiegato, sfogliando i ricordi come pagine di un libro doloroso. “I fascisti ci vendettero ai tedeschi convinti che nessuno di noi sarebbe tornato”.
La grande esperienza formativa promossa dal Comune di Formia proseguirà nelle prossime settimane con il viaggio ad Auschwitz delle scuole. Perché il ricordo si tramandi di generazione in generazione e gli abomini del passato restino solo un monito per il futuro.
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