MINTURNO – L’Ismef onlus ha dato mandato ai propri legali di formulare querela per diffamazione e danno di immagine nei confronti del candidato a sindaco Gerardo Stefanelli e l’ex capogruppo del Partito Democratico Mimma Nuzzo, in seguito alle esternazioni nel corso della conferenza stampa svoltasi lo scorso 12 marzo. Non solo i vertici dell’Ismef ma si sono uniti anche tutti i dipendenti dell’ente. Il segretario generale dell’istituto di formazione, Francesco Pacini, è un fiume in piena, deciso a difendere il buon nome della onlus. Con carte alla mano, ha deciso di rispondere alle domande e dare spiegazioni sui vari aspetti di questa vicenda. “Vorrei chiedere a tutti coloro che ci attaccano: prima di noi, c’è mai stata una onlus o un altro soggetto che ha presentato un progetto in questi ultimi 40 anni sulle Sieci? Non abbiamo operato alcuna truffa, in quanto come ente siamo sottoposti ai controlli del Ministero delle Infrastrutture, abbiamo un collegio dei revisori e un bilancio che annualmente inoltriamo”.
IL PROGETTO DI FORMAZIONE. Pacini spiega come è nata l’Ismef e il rapporto con il Comune di Minturno. L’Ismef nasce nel 2001 ed è un Istituto per la formazione professionale e la ricerca, senza scopo di lucro, la cui organizzazione e regolamentazione è disciplinata dallo statuto e dal regolamento generale, nonché dalle convenzioni in essere con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e con il Comando Generale delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera. Nel 2002 viene presentato al Ministero delle Infrastrutture il progetto del “Forum del Mare”, il quale però viene approvato soltanto nel 2005 dopo che la onlus ha presentato e vinto un ricorso al Tar, che lo ha dichiarato idoneo ad accedere ai fondi ministeriali. “Quindi sono passati tre anni prima di iniziare e se fossimo stati ‘raccomandati’ come asserito da Stefanelli e Nuzzo non avremmo avuto tutti questi problemi”, spiega il segretario. I primi fondi arrivano solo nel 2008. Per questo motivo, afferma Pacini, la prima convenzione che prevedeva il comodato d’uso gratuito per 10 anni dell’ex Sieci sarebbe scaduta poco dopo, quindi si è resa necessaria una nuova convenzione per 30 anni. I corsi, completamente gratuiti per gli studenti, iniziano nel 2008 e si sono svolti regolarmente fino al 2015, con il diploma consegnato il 28 maggio 2015. Fino ad oggi si sono diplomati 400 studenti, mentre 792 sono stati i voucher per i quali l’Ismef prende il finanziamento e sono stati impiegati in totale 250 docenti e 29 tutor. “Senza contare i dipendenti della onlus e l’indotto creato nel centro storico con i bar e il tabacchi e gli altri negozi presenti e per gli studenti con difficoltà economiche abbiamo provveduto pagando alloggi e buoni pasto”, aggiunge Pacini. Attualmente i corsi sono sospesi da alcuni mesi in quanto vi sono dei lavori all’esterno della struttura, sulla parete che affaccia sulla villa comunale, svolti dal Comune di Minturno per la messa in sicurezza. “A noi nemmeno ci hanno informato”, dice Pacini. A causa delle scosse dovute a tali interventi, lungo il percorso dell’ingresso si sta verificando una caduta di calcinacci, causando pericolo per le persone, motivo per cui non si può svolgere attività didattica. Qualche mese fa era stato richiesto il rinnovo della convenzione del comodato d’uso gratuito del Castello Baronale per un altro anno al fine di chiedere al Ministero i nuovi finanziamenti, in quanto ogni anno viene presentato il planning didattico. Il commissario prefettizio Bruno Strati ha lasciato alla nuova amministrazione la scelta di rinnovare la convenzione per il castello. Riguardo allo sgombero del materiale, l’Ismef spiega che si tratta di materiale inutilizzabile e vetusto, le aule continuano ad essere allestite e sono pronte per le nuove lezioni.
I LAVORI AL CASTELLO E ALLE SIECI. L’Ismef risponde anche sui lavori svolti nelle due strutture per cui possiede il comodato d’uso gratuito, ovvero il Castello Baronale di Minturno e l’ex fabbrica di laterizi “Sieci” di Scauri. Per il castello – concesso nel 2006 come sede temporanea in attesa del completamento dei lavori all’ex Sieci – sono stati spesi in questi anni 591.982 euro, di cui 459.009, 83 euro per interventi strutturali. L’antico maniero è stato dotato di impianto di videsorveglianza, in quanto vi sono stati anche atti vandalici, di un nuovo impianto elettrico. “Per il castello, voglio ricordare a Stefanelli, la convenzione è stata in totale di 10 anni e non di 30 anni”, rimarca Pacini. In merito all’ex Sieci, la convenzione con il Ministero delle Infrastrutture prevede la facoltà di destinare alla vecchia fabbrica fino al 50% dei fondi concessi, in quanto l’oggetto del documento riguarda prettamente le attività didattiche. “La storia dei 30 milioni è fasulla – dichiara Pacini – perché non c’è mai stato un tetto massimo. Abbiamo sempre destinato il massimo di quanto potevamo concedere per i lavori e infatti tra Castello e Sieci sono stati spesi circa un milione e mezzo di euro. La convenzione prevede un contributo di 4,1 milioni all’anno, sempre in base alla disponibilità del Ministero. Infatti, nel 2013 ci sono stati tolti 7 milioni e mezzo per il porto di Genova”. Sull’ex Sieci fino ad oggi sono stati spesi 730mila euro per interventi propedeutici al recupero e alla rifunzionalità del complesso. È stato recuperato il combustibile presente nella cisterna e messa in sicurezza l’area. La rendicontazione di tali lavori non è ancora avvenuta, spiega l’Ismef, in quanto formalmente l’appalto non è ancora chiuso e sembra anche che sia in corso un serio contenzioso presso il Tribunale di Cassino che vede coinvolti la ditta appaltatrice, lo stesso istituto di formazione e il Comune di Minturno. Su questo argomento, Temporeale.info sta acquisendo la documentazione al fine di dare un’informazione completa. Dopo la bonifica civile, avrebbe dovuto seguire anche la bonifica militare, in quanto la zona è stata teatro di bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma visto che è in corso una causa appare difficile che possano proseguire gli altri lavori. Tra l’altro, la stessa Ismef ha chiesto contezza degli interventi svolti, iniziati nel 2011, mentre l’area è stata consegnata solo nel giugno 2014. È stato incaricato l’ufficio tecnico interno della onlus al fine di verificare lo stato dei lavori: un ingegnere collaudatore ha redatto una corposa relazione nella quale vengono esposte delle anomalie.
PERENZIONE E FONDI MINISTERIALI. Veniamo all’altro aspetto sul quale l’Ismef vuole fare chiarezza, ovvero la perenzione dei fondi ministeriali. Il segretario Pacini ammette che c’è stata la perenzione amministrativa, ma che non si tratta di soldi perduti, in quanto se ci sono le possibilità tali fondi tornano indietro. Così è stato per i fondi del 2008 (3.102.704,89 euro) e del 2009 (3.612.301,41 euro), per i quali il Ministero delle Infrastrutture con lettera del 6 maggio 2014 ha deciso il riaccreditamento del 50% delle somme versate. Si trattava di versamenti in favore dell’erario relativi al contributo ex lege 388/2000 caduti in perenzione. Insomma, oggi l’Ismef ha a disposizione altri 3,3 milioni di euro per proseguire le proprie attività formative. In merito al definanziamento totale, il segretario generale spiega che vale come per la perenzione: in caso di disponibilità potrebbero essere riaccreditate altre somme. Il dato certo, comunque, è quello dei 3,3 milioni, unica somma al momento in disponibilità dell’ente di formazione. La quale, però, appare francamente alquanto ridotta per proseguire un qualsiasi progetto sull’ex Sieci, condizione su cui si basa la convenzione trentennale con il Comune di Minturno.
I PROBLEMI CON IL COMUNE. Altro aspetto è quello che vede contrapposti l’Ismef e il Comune di Minturno e più in particolare il servizio lavori pubblici. Secondo quanto riferisce Pacini, gli uffici comunali hanno gestito le pratiche per le gare d’appalto e l’affidamento dei lavori, in qualità di stazione appaltante. Nell’ottobre 2007 è stata stipulata, quindi, una convenzione tra stazione appaltante (Comune di Minturno) e l’ente per la progettazione, ovvero l’Università di Cassino. L’Ismef, volendo avere un parere certo sul fatto se si potesse svolgere tale convenzione, ha informato l’AVCP, poi diventata Anac, in merito alla regolarità dell’accordo. Dall’ente anticorruzione viene dato lo stop alla convenzione che infatti è stata in seguito sciolta. Altri problemi riguardano l’appalto per i lavori di bonifica alle Sieci, di cui abbiamo già riferito. Ma non è finita: sono dieci anni che al Castello Baronale si sarebbe dovuta aprire un’uscita di sicurezza e mettere in sicurezza alcune aree, non di competenza dell’Ismef, come i bagni pericolanti dell’asilo che insistono sulla corte. E ancora, lettere alle quali il Comune non ha mai risposto, come per esempio quella del 2 ottobre 2014, nella quale la onlus chiedeva l’autorizzazione per procedere ad alcuni lavori per l’adeguamento alle norme di sicurezza del castello. Lavori per 130mila euro per l’uscita di sicurezza, di cui l’Ismef chiede oggi di procedere. Si tratta di uno stralcio di interventi per un totale di 260mila euro per mettere a posto anche l’ingresso. Richieste recentemente illustrate al commissario prefettizio Bruno Strati.
In conclusione, la separazione con l’Ismef, pare di capire, non sarà indolore, in quanto nel caso in cui la convenzione per il Castello Baronale non dovesse proseguire non è escluso che la onlus possa chiedere conto degli interventi operati. Un po’ come accade per un appartamento dato in affitto.
Giuseppe Mallozzi
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