Domenica 17 aprile tutti i cittadini sono chiamati alle urne per il referendum abrogativo sulla durata delle trivellazioni in mare, ovvero per l’abrogazione dell’articolo 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale).
Secondo la Dottrina Sociale della Chiesa il referendum è «strumento di partecipazione politica, in cui si realizza una forma diretta di accesso alle scelte politiche. L’istituto della rappresentanza non esclude, infatti, che i cittadini possano essere interpellati direttamente per le scelte di maggiore rilievo della vita sociale».
A tal proposito don Simone Di Vito, Direttore dell’Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro, ha affermato: “Invito i cittadini della nostra Arcidiocesi a recarsi alle urne per esprimere la loro opinione su temi così delicati, che coinvolgono la tutela del nostro mare e l’uso di fonti di energia non rinnovabili”.
Mons. Nunzio Galantino, Segretario Generale della CEI, ha affermato che: «Non c’è un sì o un no da parte dei vescovi al referendum», ma piuttosto deve esserci un sereno dibattito anche alla luce dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco e del Magistero della Chiesa su temi ambientali.
Grande sensibilità verso il referendum c’è stata anche nelle nostre parrocchie con momenti di confronto costruttivi, come gli incontri organizzati sabato 9 aprile a S. Giacomo in Gaeta e domenica 10 aprile a S. Erasmo in Formia, come pure nelle diverse aggregazioni e gruppi ecclesiali.
Occorre ricordare che la tutela dell’ambiente passa anche attraverso sagge scelte di politica ambientale ed economica. «Proprio la conflittualità di competenze tra Stato e Regioni su un tema così importante, nonché diversi orientamenti in materia energetica, hanno portato alla consultazione referendaria» – ha affermato don Di Vito – «L’auspicio è che tutte le istituzioni, ad ogni livello, mettano in atto buone pratiche orientate a uno sviluppo sostenibile per la tutela della nostra casa comune».