FORMIA – “Invitiamo i cittadini e le cittadine ad andare a votare sì al referendum ‘contro le trivelle’ di domenica 17 aprile per riappropriarci di un pezzo di mare italiano, sottrattoci dalle multinazionali petrolifere, grazie alla compiacenza delle maggioranze che in questi anni si sono succedute nelle aule parlamentari, inclusa l’attuale. Votando Sì, infatti, si blocca la possibilità che le concessioni delle multinazionali petrolifere, per l’estrazione di petrolio e di gas nello spazio di mare entro le 12 miglia (cioè poco più di 20 km dalla costa), possano durare senza limiti di tempo alcuno”. Lo dichiara il Circolo “Enzo Simeone” del partito della Rifondazione Comunista di Formia.
“Le compagnie petrolifere – prosegue la nota – finora godono infatti dell’enorme privilegio di poter continuare ad estrarre petrolio e gas senza limiti di tempo e pagando royalty bassissime rispetto ad altri paesi. Il tutto non è nemmeno giustificato da una presunta necessità energetica. Infatti dalle piattaforme – presenti entro le 12 miglia dalla costa (sono 21 in tutto dal Veneto alla Sicilia) – proviene appena l’1% del fabbisogno nazionale di petrolio e circa il 3% del fabbisogno di gas. Il referendum vuole mettere al riparo i nostri mari dalle attività petrolifere come: il pericolo di sversamenti di petrolio in mare che arrecherebbero danni irreparabili alle spiagge e al turismo; il rischio di movimenti tellurici legati soprattutto all’estrazione di gas.
Un eventuale incidente, anche di piccole dimensioni, potrebbe produrre danni incalcolabili con effetti immediati e a lungo termine sull’ambiente, sulla qualità della vita e con ripercussioni gravissime sull’economia turistica e della pesca, non dimentichiamoci infatti, che i mari italiani, specie l’Adriatico, sono chiusi tra due coste.
Vogliamo davvero continuare a sacrificare il patrimonio di bellezze che le nostre coste e il nostro mare rappresentano per un quota così ridotta di combustibili. In dieci anni – nel nostro paese – si è ridotto il consumo di energia prodotta da petrolio e gas del 33% per il primo e del 21% per il secondo. Contestualmente l’energia prodotta da rinnovabili è arrivata a coprire il 40% dei consumi elettrici e il 16% dei consumi energetici finali.
E’ la dimostrazione che con una politica che punti sulle rinnovabili si può fare tranquillamente a meno dell’estrazione di petrolio e gas in tratti di mare che dovrebbero avere tutt’altra vocazione. Inoltre la vittoria del “Sì” non farebbe perdere alcun posto di lavoro, giacché, le attività petrolifere in corso non cesserebbero immediatamente, ma progressivamente.
Per questo concludiamo invitando i cittadini a non farsi sedurre dalla sirene del “non voto”, di cui si è fatto portavoce l’attuale presidente del governo e la sua maggioranza parlamentare, dietro cui si celano i poteri forti e cioè le stesse lobby, petrolifere e finanziarie, che stanno depredando la terra e la natura per ricavare profitto.
Per questo è necessario andare – con maggior convinzione – a votare Sì al referendum di domenica 17 aprile. Ricordiamo infatti che perché il referendum sia valido è necessario che vadano a votare più del 50% degli aventi diritto”.