FORMIA – Tra le distese di sabbia e i mattoni di fango cotti al sole e trasformati in case, il tempo è un corpo dalla massa sfuggente. “Può capitare che per salutarsi ci vogliano minuti o che la preparazione di un infuso richieda più di un’ora”. Riti della tradizione berbera. Il tè può essere “amaro come la vita, dolce come l’amore o soave come la morte”. Ylenia Purificato, Michela Tambucci e Sofia Di Russo sono le tre studentesse del Liceo linguistico “Cicerone” di Formia che nelle scorse settimane hanno fatto visita ai campi profughi Saharawi in territorio algerino. Nel viaggio, finanziato dal Comune di Formia e organizzato dal professor Marcello Lucciola, anima dell’associazione che dal 2003 porta avanti il gemellaggio con il popolo Saharawi, le ragazze hanno avuto modo di trascorrere una settimana a Rabouni, centro amministrativo sito nel cuore dell’Hammada, uno dei deserti più aspri e inospitali della Terra. Il viaggio è stata l’occasione per consegnare le oltre tredici tonnellate di alimenti e attrezzature medico-sanitarie, frutto della raccolta umanitaria che la onlus ha effettuato nei mesi scorsi e a cui le scuole di Formia hanno offerto un contributo decisivo.
Di ritorno dal deserto, Ylenia, Michela e Sofia sono state accolte in Comune dal Sindaco Sandro Bartolomeo. Un incontro informale nel corso del quale hanno potuto raccontare i particolari di questa straordinaria esperienza, le emozioni, l’insegnamento. E’ emerso il ritratto di un mondo profondamente diverso da quello nel quale sono nate e cresciute. “Da noi i bambini hanno tutto e sembrano sempre più poveri di slancio. Lì basta poco per sprigionare l’entusiasmo. Una palla, un giocattolo, un telefono che scatta fotografie”.
Quella del popolo Saharawi è una tragedia che si consuma ogni giorno lontano dai riflettori. Quarant’anni fa il Marocco invase la loro Terra e da allora sono costretti a vivere nel deserto, senza patria, dimenticati dal mondo e dall’Europa che non li riconosce come Stato. Nel deserto l’acqua scarseggia. “Quella che c’è è piena di fluoro – spiegano le ragazze –. Per questo i bambini hanno i denti tutti gialli”.
In tredici anni di gemellaggio, il Comune di Formia e l’associazione “Formia-Saharawi” hanno ospitato centinaia di bambini, molti dei quali bisognosi di cure mediche. Lontano dal deserto, da quel sole che brucia facendo schizzare le colonnine di mercurio a cinquanta-sessanta gradi di temperatura. Di quella visita conserveranno il ricordo e altrettanto faranno Ylenia, Michela e Sofia. “Abbiamo vissuto un’esperienza completamente nuova – spiegano – che mai avremmo pensato di fare senza questo splendido progetto. Certe cose puoi capirle solo quando le vedi. E’ stata una grande emozione che ci ha arricchito dal punto di vista umano, prima ancora che da quello culturale. Ci ha colpito soprattutto l’accoglienza delle persone. Era come se facessimo parte del loro popolo. Aprivano le loro case e mettevano a disposizione quel poco che possedevano. Una bambina ha regalato un anellino ad ognuna di noi. Oggetti di nessun valore commerciale che hanno avuto e avranno per noi un fortissimo valore simbolico”.
Nel corso del viaggio la delegazione formiana è stata ricevuta dal Governatore e dal Ministro della gioventù Saharawi da cui sono arrivate parole di grande apprezzamento. “Negli ospedali – spiegano le ragazze del liceo ‘Cicerone’ – abbiamo conosciuto sale d’attesa piene di persone sedute per terra, senza neanche una sedia a disposizione. La situazione è difficile ma abbiamo visto anche tanta speranza, la semplicità e la disponibilità delle persone. Cose che abbiamo un po’ perso e che dovremo contribuire a riportare nelle nostre case”. L’insegnamento più grande, forse. “Una lezione – assicurano – che non dimenticheremo”.
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