FORMIA – Ancora furti in un luogo sacro. Questa volta ad essere presa di mira è stata la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù di Vindicio. Ignoti si sono introdotti nottempo all’interno della sacrestia, forzando la porta. Una volta dentro si sono impossessati di circa mille euro, di diversi indumenti e vivande destinati alla Caritas diocesana.
Ad accorgersi del fatto è stato Don Antonio Centola, che ieri mattina si era recato in chiesa e ha notato la porta forzata e soprattutto il materiale sparito. I ladri non hanno comunque asportato gli oggetti sacri del tempio. Sono al vaglio degli inquirenti i nastri delle registrazioni dell’impianto di videosorveglianza dai quali si spera di poter risalire agli autori e recuperare la refurtiva.
Erano diversi mesi che non si verificavano furti all’interno di chiese. Gli ultimi sono avvenuti a gennaio, ai danni della Chiesa di Santa Maria Maggiore di Itri e del Santuario di Santi Cosma e Damiano, da dove sono stati asportati oggetti sacri. Dal primo edificio sono stati trafugati la corona in oro della Madonna Addolorata, vari oggetti dei santi presenti e addirittura le vesti del santo martire presente nella chiesa, ovvero San Costanzo Martire. Anche in sacrestia sono stati asportati anche calici, incensieri e ostensori. Dal Santuario, invece, l’attributo ornamentale in argento, un porta strumenti del Medico, racchiuso nella mano della Statua di San Damiano.
Un altro furto si è verificato proprio un anno fa nella frazione collinare di Maranola, alla Chiesa dell’Annunziata di Maranola, dove è stato rubato il bambinello di Sant’Antonio, elmetto e Corona di San Michele, ostensori e ostie, piattini e calici. E ancor prima a Castelforte, nella Chiesta di San Michele Arcangelo di Suio, dove il tabernacolo dell’altare maggiore è stato privato della porticina dorata e della pisside contenente le particole consacrate durante la celebrazione della messa. Tutti furti che le forze dell’ordine avevano collegato ad una banda specializzata ma sulla cui identità non è stata fatta luce.
Giuseppe Mallozzi
Fonte: Il Giornale di Latina