Formia – Sono dei due membri tunisini dell’equipaggio del peschereccio Rosinella (padre e figlio) i corpi ritrovati a 5,5 miglia nautiche a largo di Baia Domizia. Manca ancora l’autopsia ma la certezza è già stata data da un connazionale che era stato più volte a bordo della paranza e che è stato chiamato a fare ieri mattina il riconoscimento presso l’obitorio del cimitero di Castagneto.
Hanno chiesto a gran voce che le ricerche non siano interrotte temendo che il corpo del comandante, qualora si trovasse ancora all’interno, possa disperdersi per sempre. Insieme alla signora Rosa Imparato erano presenti il fratello del padre ed una zia materna. Secondo quest’ultima la regione Campania sarebbe pronta a sborsare la somma necessaria a proseguire le operazioni e capire l’esatta dinamica dell’ultimo viaggio effettuato esattamente un mese fa con partenza da Formia (dove ormeggiava) ma conclusosi in tragedia.
Per l’avvocato Crisci il modulo Rov usato per l’ispezione “non ha gli strumenti adatti per entrare all’interno del’imbarcazione” e dunque ha suggerito il recupero della barca, per spiegare “come sia potuto accadere l’incidente in una tranquilla serata di pesca”.
“Le murate sono integre – ha detto – ma il boccaporto saltato desta qualche perplessità”. Ma all’esame del magistrato della procura della repubblica di Cassino c’è anche il groviglio delle reti a poppa a dover trovare adeguata spiegazione.