GAETA – I palombari di Nave Anteo sono penetrati all’interno del peschereccio Rosinella. Al termine di tre giorni di intenso lavoro sono stati esplorati gli ambienti interni alla ricerca del comandante Giulio Oliviero, ma non il corpo non è stato rinvenuto. Complesse le operazioni, seguite in tutte le fasi dai magistrati della procura di Cassino Francesco Cerullo e Marina Marra, supportati dal consulente del tribunale Giovanni Di Russo. Sotto lo sguardo vigile del comandante del compartimento marittimo Alberto Meoli in quest’ultimo mese si sono alternati sul campo delle operazioni nave Chioggia ed il cp 308 dotati di un modulo filoguidato a controllo remoto.
L’intervento del cacciamine Gaeta aveva poi permesso, grazie ad un sofisticato sonar militare, di ritrovare all’esterno del peschereccio le salme di Khalifa Sassi (60 anni) e di suo figlio Saipaddine (25 anni). Ma la sorte del comandante di Ercolano, 44 anni, partito dal porto di Formia oltre un mese fa, era e rimane un mistero che nemmeno l’ispezione delle cabine ha svelato.
“La barca – ha detto l’avvocato Antonio Crisci, legale dei due nuclei – era l’unico bene della famiglia e dunque era tenuto nella massima cura dai tre membri dell’equipaggio, in grado di cavarsela anche in condizioni rischiose. Al momento dell’inabissamento andava ad una velocità di circa tre nodi ed il mare era calmo. Finora mi sembra però che le indagini si stiano concentrando sull’esame della sicurezza dell’imbarcazione e non su un possibile evento di natura straordinaria”.
L’orario dell’affondamento, la punta rivolta verso Baia Domizia, il segnale di emergenza mai lanciato lasciano dubbi. Per questo la famiglia pensa che sia opportuno, al fine di chiarire le cause dell’affondamento, recuperare lo scafo. Lo strumento potrebbe essere un pontone ancorato, dotato di argano e due fasce, già utilizzato in altri casi simili. Per i fondi si fa affidamento invece al presidente della regione Campania De Luca, la cui segreteria avrebbe mostrato ampia disponibilità, come del resto nell’analogo caso di Ischia avvenuto su un fondale di 108 metri.
Vicenda tragica quella dei due assistenti tunisini. Padre e figlio, che saranno rimpatriati grazie ad una legge in vigore nel paese nordafricano che copre le spese, avevano già fatto i biglietti aerei. Sarebbero rimpatriati due giorni dopo. Con sé avevano molto probabilmente anche il borsello con i loro averi. Il loro destino li ha “presi per mano” prima.
Di seguito il comunicato ufficiale della marina militare italiana:
A distanza di una settimana dal rinvenimento delle salme di due dei tre dispersi del naufragio del motopesca Rosinella, condotto da Nave Gaeta del Comando delle Forze di Contromisure Mine e dal veicolo subacqueo filoguidato Pegaso in dotazione al Gruppo Operativo Subacquei (G.O.S.) di Comsubin, Nave Anteo è arrivata nell’area dove giace il relitto.
Al termine della posa del campo boe, il sistema che ha permesso di ormeggiare l’Unità Navale sulla verticale del peschereccio, nella notte del 27 maggio 2016 sono iniziate le operazioni subacquee condotte dai Palombari della Marina Militare attraverso la camera di decompressione subacquea e dell’impianto integrato per immersioni profonde di Nave Anteo.
Le delicate attività d’immersione, il cui scopo è stato quello di verificare la presenza a bordo del relitto della salma del Comandante Giulio Oliviero, si sono svolte in uno scenario operativo molto impegnativo sia per la profondità superiore ai 60 metri e l’orario notturno delle prime immersioni, sia per la presenza delle reti che si sono adagiate sulla coperta e sulla plancia del Rosinella.
Le operazioni, protrattesi fino alla tarda mattinata del 28 maggio, a mezzo del veicolo subacqueo filoguidato Sirio ed operatori palombari hanno permesso di effettuare una accurata ispezione anche all’interno del peschereccio con ingressi nell’alloggio del Comandante, nella plancia, nella sala mensa e nella sala macchine.
In esito alle attività condotte non è stata rinvenuta la salma del Comandante del peschereccio.
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