LATINA – Un bagno di folla ha fatto da cornice alla presentazione del nuovo libro di Paolo Iannuccelli “Cinema Giacomini, il film arriva dalla Bassa Padana”, che si è tenuta nei giorni scorsi nella sala conferenze del Circolo cittadino di Piazza del Popolo, a Latina.
Un viaggio, in gran parte autobiografico, nel mondo del cinema di provincia attraverso momenti salienti e spunti di riflessione, durante un lungo periodo che parte dal 1952, anno di inaugurazione di una delle strutture riservate al tempo libero della città di Latina, per iniziativa dell’imprenditore Giovanni Giacomini. Paolo Iannuccelli ha avuto l’idea di rappresentare gli anni d’oro del cinema di Latina e di altre piccole strutture periferiche, partendo da Correggio, in provincia di Reggio Emilia – il florido paese di nascita – dove ha vissuto sino a 9 anni, per poi trasferirsi nel capoluogo pontino.
“Dal paese di Correggio, dove sono nato, al cinema Giacomini di Latina, la mia città di adozione. Una sala cinematografica – scrive Iannuccelli nell’introduzione del suo libro – per raccontare una comunità, attraverso il cinema ed altre componenti dello spettacolo. Il lettore riconoscerà attraverso le pagine di questo libro i passaggi dalla mia terra di nascita – una sacca contadina in rapida trasformazione – sino all’Agro Pontino. Una storia in realtà mutevole e complessa che ha subito in entrambi i casi il crescente fenomeno dell’industrializzazione. Nel mio continuo girovagare in realtà mutevoli e complesse, confortato da una cultura locale all’avanguardia per certi versi, ho sempre cercato di guardare persone e cose da prospettive diverse.
Il piacere di seguire quotidianamente la vita del paese di Correggio che da una società contadina è arrivato a rappresentare il centro propulsore di tutta l’attività della zona, mi ha portato ad una notevole dose di esperienza e rapida maturazione. Ho conosciuto personaggi esemplari e positivi, avvenimenti incredibili, abilità, errori madornali, sentito narrazioni incantevoli. Una presa di coscienza che ha avuto anche un valore politico e sociale, testimone di una storia epica e popolare alla ricerca di una vera identità. Ho stretto fin da piccolo legami di parentela e di amicizia che intrecciandosi finiscono per toccare un po’ tutti, il bagaglio personale in questi casi pesa davvero grazie ad una spontanea acclimatizzazione.
Non ho mai cercato di nascondermi ma sempre di apparire quello che sono sia all’interno che all’esterno. Ho fatto in modo che gli “estranei” diventassero miei amici, gettando da parte ogni tipo di frustrazione e angoscia. L’esperienza culminata con l’andare del tempo è stata una sorta di via crucis passando dalle immagini della campagna insostituibile che troviamo solo in Emilia allo spirito di orgogliosa crescita riscontrato nell’Agro Pontino del boom economico. Qui, in questo posto, non ho trovato barriere, diffidenza, odi, partecipando personalmente a decine di attività sportive, culturali e di volontariato. Sono rimasto però sentimentalmente fedele al paese di nascita e alla terra che mi ha ospitato fisicamente per pochi anni. Una storia quotidiana mai scritta, fatta di cose piacevoli, di pochi inganni, di qualche privazione e di molte feste, di premi insperati e qualche rinuncia. La fantasia mi ha accompagnato in un cinema di Latina, il Giacomini, all’interno del quale ho assistito a concerti, opere teatrali, riunioni di pugilato, premiazioni, conferenze e consumato aperitivi nel bel bar lungo viale Umberto I. Sono riuscito a coniugare tutte le mie speranze grazie all’apporto dei miei primi compagni di scuola, nella quinta elementare di piazza Dante, dove sono stato accolto davvero bene.
La voglia di ricordare tante cose del passato è enorme, specialmente quando i capelli diventano bianchi e gli anni si fanno sentire. Questa volta ho cercato di viaggiare all’interno di quella splendida Latina che ho conosciuto all’età di nove anni guardando le bellezze di mari, laghi e colline, apprezzando la cordialità della gente. Non ho trascurato, naturalmente, Campoverde di Aprilia e il suo cinema Brandetti. Là, in quella zona una volta denominata Campomorto, ho messo piede la prima volta in questa terra”.