LATINA – “Seppur a giochi fermi, anche le analisi del giorno dopo si prestano a non poche insidie: chi perde tende a cercare giustificazioni e a non offrire soluzioni e proposte. Proverò a non cadere in questa trappola.
E’ evidente che sono il primo responsabile della sconfitta, ma questo non può assolvere nessuno di quanti, oggi, cercano alibi al di fuori della propria condotta.” Lo dichiara Enrico Forte in merito alle recenti elezioni amministrative.
“L’esito del voto a Latina – prosegue Forte – racconta in maniera evidente che è stata sottovaluta la spinta al cambiamento, non è stata interpretata dai partiti (tutti, nessuno escluso) che si sono riscoperti fragili e inadeguati a questo momento. E la reazione a questa estraneità è stato un vero e proprio plebiscito che ha travolto le liturgie, i giochi di potere, le stanche riflessioni su una comunità da cambiare, mentre il cambiamento era in atto. Anzi già avvenuto.
Bastava guardarsi un poco intorno per capirlo meglio, e assecondare – senza cedere all’istinto – quel sentimento di rivalsa contro la politica che ha già due esempi lampanti nel nord della provincia, con Aprilia e con Cisterna. A questi comuni «civici» si aggiunge ora anche Latina: un tassello non da poco. Tre comuni importantissimi per la loro storia, per la loro posizione strategica e per conformazione del tessuto economico rappresentano, tutti insieme, circa la metà della popolazione provinciale (228mila abitanti): realtà in cui la domanda di politica, forse perchè l’offerta non è adeguata alle esigenze, si è rivolta ad istanze civiche.
L’esito elettorale – sottolinea Forte – ci impone di ricostruire un rapporto profondo con la società e con la città di Latina che continua a vivere nelle sue contraddizioni di sempre: ce lo dicono i dati del primo turno, dove le liste di centrodestra raccoglievano ancora la maggioranza dei consensi e un partito democratico in difficoltà rappresenta ancora la prima forza politica cittadina e, inoltre, la lista ’Enrico Forte sindaco’ in neanche un mese, raccoglie quasi l’8% dei consensi. Un dato straordinario, quest’ultimo, da cui voglio ripartire con uomini, donne e giovani che si sono riconosciuti nel programma elettorale che sarà comunque il punto di riferimento nel dare un contributo all’amministrazione civica, che presto – sperando non venga meno l’entusiasmo iniziale – impatterà inevitabilmente su scelte pratiche in grado di intaccare anche i più nobili propositi elettorali. La mia idea di città, ciò che pensavo necessario fare non è cambiato dopo la sconfitta.
Non avere avuto accesso al secondo turno, partendo da favorito, è stato – ritengo – un colpo inatteso per molti oltre che per il sottoscritto. Mi ero ripromesso di non cercare colpevoli anche perché da alcune dichiarazioni del post voto e dagli atteggiamenti tenuti da alcuni, non c’è bisogno di fare processi: ne ha perso, alla fine, quella città che poteva inserirsi in un percorso istituzionale in cui avrebbe avuto un ruolo da subito. Ora aspetteremo, dando comunque il nostro contributo.
Da questa esperienza si deve prendere atto che la battaglia più importante, comunque, il Pd l’ha persa e se si vuole ricostruire dovranno essere messi da parte tutti i rancori. Fermo restando che chi ha solo a cuore il proprio tornaconto personale può tranquillamente starsene a casa. Non si deve ripartire solo dagli organismi dirigenziali, ma dalla militanza, dalla costruzione di un nuovo terreno inclusivo, fuori dalle stanze del partito. Altrimenti le cose cambiano, i cittadini porteranno sempre più la politica ai margini e si costruirà un’autarchia che potrebbe essere più pericolosa di un politica antiquata ed assente.
Le liturgie devono andare in secondo piano, parlare a noi stessi ha sortito gli esiti che tutti possono vedere: un partito virtuale produce risultati effimeri quando non fa danni. Il mio impegno a costruire, fuori e dentro il Pd, c’era ed è più forte anche dopo la sconfitta. Infine auguri di buon lavoro a Damiano Coletta, sicuro che saprà essere il sindaco di tutti i latinensi.”