SESSA AURUNCA – Si è svolto ieri pomeriggio il tavolo di confronto promosso dal Comune di Sessa Aurunca e da Legambiente sul deposito di stoccaggio del petcoke nei pressi del fiume Garigliano, sulla Via Appia. All’incontro hanno partecipato il sindaco di Sessa Aurunca Luigi Tommasino, Giulia Casella di Legambiente, l’assessore all’ambiente della Regione Campania Giovanni Romano, il dott. Agostino Delle Femmine dell’Arpac e il Comandante Generale del Corpo Forestale dello Stato Sergio Costa.
E’ stato messo in evidenza che il deposito di Sessa presenta tre grandi problemi: uno di ordine ambientale-sanitario, uno di ordine occupazionale e uno di ordine urbanistico.
In merito all’aspetto ambientale e sanitario, è stato ricordato che il petcoke deriva dal coking del petrolio, un processo di piroscissione dove la frazione petrolifera pesante viene convertita in frazione leggera, conservando tutti i componenti chimici più nocivi, lo zolfo, il nichel, il vanadio, il cromo e soprattutto il benzopirene. Sostanza definita dall’OSHA, ente statunitense per la sicurezza sul lavoro, una sostanza cancerogena altamente pericolosa.
Sull’aspetto occupazionale si è acceso il dibattito: i lavoratori sono preoccupati di perdere il loro posto di lavoro e il dott. Di Sarno, amministratore delegato dell’Intergroup di Gaeta, proprietaria del deposito, nel suo intervento lascia intendere proprio questo. Una problematica che è stata affrontata anche dal primo cittadino Luigi Tommasino.
L’aspetto urbanistico è forse quello più inquietante, in quanto è stato chiaramente messo in evidenza che il deposito di Intergoup, aperto nel 1991 inizialmente come deposito di carbone, con le autorizzazioni del Comune di Sessa Aurunca, non poteva assolutamente esistere. Infatti il deposito di materiale industriale, anche altamente tossico, sorge in un’area agricola con allevamenti di bufale e coltivazioni al km 158,400 della Via Appia, nei pressi del fiume Garigliano e praticamente attaccato alla stazione ferroviaria di Sessa Aurunca. Nel piano regolatore del Comune, il deposito poteva, forse, essere autorizzato solo nell’area industriale.
In seguito il carbone è stato sostituito dal petcoke. La problematica è emersa nel giugno dello scorso anno quando si è verificato uno sversamento lungo le cunette della Statale. L’intervento delle autorità competenti, ha fatto luce su un’industria che opera su un terreno agricolo. A spiegare la questione urbanistica è stato il caposettore dell’area, il dottor Pasquale Sarao, che ha ricordato l’ordinanza di chiusura per mancanza di autorizzazioni urbanistiche. Oltretutto il Tar Campania ha definito inammissibile il ricorso presentato da Intergroup.
Per il momento il deposito resta chiuso, in attesa di un suo spostamento in un’area più idonea, ma resta alta l’attenzione degli ambientalisti in merito alle condizioni di trasporto e stoccaggio del petcoke.