FORMIA – L’ultima rissa tra immigrati scoppiata presso il centro di prima accoglienza in località ex Enaoli ha messo in luce un inquietante aspetto: un altro richiedente asilo, proveniente dal centro di Marino in provincia di Roma e destinato a Formia, non era altro che un componente di una banda di scafisti che li aveva accompagnati due mesi fa in prossimità delle coste di Lampedusa.
Gli agenti del commissariato di Polizia di Formia non hanno creduto ai loro occhi quando hanno fatto scattare le manette ai polsi di Isman Aboubakar, sudanese di 23 anni, con la grave accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’uomo era stato distaccato a Formia insieme ad un giovane di 25 anni, originario della Costa d’Avorio, quando è stato riconosciuto, quasi per caso, da un gruppo di immigrati proveniente da paesi subsahariani.
Ne è scaturito un principio di rissa sedata a fatica dai volontari del Gus – il gruppo di umana solidarietà che gestisce per conto del Viminale il centro di prima accoglienza di Formia – e dagli agenti del vice-questore Paolo Di Francia. A quest’ultimi hanno raccontato di essere stati sequestrati e torturati a più riprese dall’organizzazione di scafisti cui apparteneva Aboubakar appena giunti sulle coste libiche.
Una volta liberati grazie al pagamento di un riscatto, veniva formulata la proposta di raggiungere l’Italia – naturalmente dietro un lauto corrispettivo in danaro – a bordo di una delle tante carrette del mare. E così è stato. Le dichiarazioni di questi immigrati provenienti dal “cuore” dell’Africa state naturalmente verificate dalla Polizia – in rapporto alla data di arrivo sulle coste italiane – e così per lo scafista sudanese, su disposizione del sostituto procuratore Roberto Nomi Bulgarini, si sono spalancate le porte del carcere di Cassino.
Il 25ennne ivoriano, spedito dal Ministero degli Interni a Formia, è stato trasferito per motivi di sicurezza presso un altro centro di accoglienza.
Saverio Forte