CASSINO – Altra tegola giudiziaria si è abbattuta su Vittorio Ciummo, l’imprenditore di Cassino a capo della Ego Eco, la ditta che si è occupata della gestione dei rifiuti del Comune di Minturno. L’uomo era stato arrestato lo scorso mese di gennaio dagli investigatori della Squadra Mobile di Napoli e dalla Guardia di Finanza su disposizione della magistratura partenopea e della Dda di Napoli, insieme ad altre 12 persone tra pubblici funzionari e politici residenti tra le isole di Ischia e Procida e la Campania con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa d’asta.
Nei giorni scorsi gli è stata notificata la misura della sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno nel Comune di Cassino. Un provvedimento irrogato dal Tribunale di Frosinone in accoglimento della proposta del Questore, Filippo Santarelli ed eseguito dagli investigatori del vicequestore Alessandro Tocco, attuale dirigente del commissariato di Cassino.
All’imprenditore cassinate sono state, inoltre, imposte una serie di prescrizioni tra cui quella di non allontanarsi dalla dimora senza preventivo avviso al Commissariato di Polizia e di non accompagnarsi a persone che abbiano subito condanne penali o siano sottoposte a misure di prevenzione o sicurezza.
A gennaio finì agli arresti domiciliari in quanto indagato per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbata libertà degli incanti, nonché per alcuni episodi di corruzione e turbativa d’asta nell’ambito di una maxi inchiesta sull’appalto dei rifiuti che riguarda le isole di Ischia e di Procida e che vede come anello di congiunzione la società Ego Eco.
Per l’affaire rifiuti di Minturno, Ciummo è stato condannato in primo grado a cinque anni di reclusione con interdizione perpetua dai pubblici uffici e multa di 3mila euro, condanna poi confermata anche in appello. In seguito alla rescissione anticipata del contratto d’appalto sui rifiuti da parte dell’amministrazione Graziano, l’imprenditore ha chiesto al Comune di Minturno il risarcimento danni di 7 milioni di euro, tuttora in discussione presso il Tribunale di Cassino.
Giuseppe Mallozzi
Fonte: Il Giornale di Latina