MINTURNO – “Il problema è noto: la giunta Zingaretti ha previsto 26 nuovi treni per i pendolari della regione, ma nessuno di questi si fermerà alla stazione di Minturno-Scauri, comportando un grave disagio per i cittadini dei comuni di Minturno, Santi Cosma e Damiano, Castelforte, Spigno Saturnia e dei quartieri orientali di Formia, che saranno costretti a spostarsi presso la stazione di Formia per poterli utilizzare. Evidentemente chi ha deciso di regalare al nostro territorio questa novità non ha pensato al danno che esso causerà ai tanti cittadini che usano il treno per recarsi sul luogo di lavoro e che vedranno i tempi di viaggio allungarsi all’infinito”. Lo dichiara il circolo “Enzo Simeone” del Partito della Rifondazione Comunista di Formia.
“Un lavoratore o uno studente che uscirà di casa – prosegue la nota – dovrà affidarsi alla buona sorte per poter arrivare a destinazione in tempo utile, stante anche le già numerose inefficienze del servizio ferroviario e del servizio su gomma, nonché del mancato collegamento di Via Solaro e del ponte “mostro” di Acquatraversa. Ma non è un caso! sono anni che i servizi pubblici (sanità, trasporti, scuola, etc…) hanno subito pesantissimi tagli nel silenzio complice della classe politica che governa le nostre città. D’altronde viviamo in un paese che invece di fornire maggiori servizi ai cittadini – soprattutto a quelli meno abbienti – glieli vuole togliere.
Zingaretti e i suoi assessori si riempiono la bocca di paroloni altisonanti per sostenere l’idea di una giunta del fare, quando invece è una giunta del distruggere, i cui pessimi risultati i cittadini – soprattutto le classi meno abbienti – vivono quotidianamente sulla propria pelle.
Non è un caso che Zingaretti galleggi sui liquami di un contesto che vede da anni l’attacco da parte delle forze di centrosinistra al diritto dei cittadini ad avere servizi pubblici efficienti ed economici e questo nonostante in molti casi la cabina di comando (stato-regione-provincia-comuni) sia saldamente nelle mani di uomini e donne del partito democratico; con buona pace di quella sinistra italiana, che a Roma ed a Formia prima supinamente ne condivide le decisioni, poi cerca di mostrarsi come ipocrita alternativa.
Possibile che i sindaci non siano stati avvisati da Zingaretti delle dannose decisioni sulle loro comunità? Siamo sicuri che prima hanno acconsentito e poi abbiano ritrattato impauriti dalla sollevazione dei cittadini contrari a tali scelte? Se poi non contano un nulla, allora cambino mestiere! Invece di illudere la gente.
Così come non può rimanere senza risposta l’accettazione supina da parte degli stessi sindaci dell’impoverimento dell’offerta sanitaria, con la chiusura dei punti di primo soccorso di Gaeta e di Minturno (e un po’ più a nord dei tagli agli ospedali di Fondi e Terracina).
La situazione non è solo vergognosa ma più va avanti e più distrugge ogni possibilità di uscire dal verminaio odierno che è all’insegna dei diritti negati.
Sono anni che ci raccontano che viviamo al di sopra delle nostre possibilità, per farci sentire in colpa e poi spendono 13 miliardi di euro per acquistare gli aerei F35, di cui francamente non sentiamo alcun bisogno.
La chiamano “Spending review” per confonderci, ma nella realtà i tagli alla spesa – fatti in nome e per conto dell’Europa – sono un vero e proprio piano criminale congegnato ai danni dei ceti meno abbienti, con il solo scopo di rendere impossibile la vita loro da un lato e dall’altro di rendere i ricchi più ricchi, lasciando intatti i loro patrimoni.
Bisogna portare la battaglia laddove i diritti sono negativi e cioè i consigli comunali e, se non basta, bisogna scendere in piazza per chiedere che ci venga restituito il maltolto. E’ giunta l’ora di sfidare i sindaci del sudpontino, chiedendo loro di schierarsi dalla parte dei cittadini comuni e non, come sempre fanno, a tutela dei loro interessi di bottega.
Sanità, trasporti, scuola, lavoro, pensioni sono i temi che devono ritornare al centro di una politica seria, capace di riscoprire il ruolo del pubblico.
Ad oggi invece le politiche delle classi dominanti – di cui i governi di centrosinistra non sono altro che gli esecutori più spietati – producono pesanti tagli allo “stato sociale”, effetto di finanziarie “lacrime e sangue”, che si caratterizzano da regalie elettorali “una tantum” da un lato e dall’altro per togliere ai poveri per dare ai ricchi”.