MINTURNO – “Abbiamo partecipato incuriosti alla manifestazione del neo-costituito comitato in difesa della stazione di Minturno-Scauri, per capire quali sarebbero stati gli obbiettivi e quali le azioni da intraprendere a breve e medio termine per chiedere che la regione Lazio faccia un passo indietro e restituisca il dovuto ai cittadini del sud pontino e dintorni. Ebbene ne siamo usciti amareggiati, perché pensavamo che la piattaforma rivendicativa sarebbe stata ben più radicale di quella poi annunciata”. Lo dichiara il Circolo “Enzo Simeone” del partito della Rifondazione Comunista di Formia.
“Credevamo – prosegue la nota – che al danno causato ai pendolari dall’accordo tra la regione Lazio di Zingaretti (PD-SEL e liste civiche) e Trenitalia si sarebbe risposto in maniera altrettanto dura. Avevamo sperato infatti che dal comitato organizzatore venisse fuori una proposta dura, come l’occupazione della stazione di Formia.
E’ evidente che un’azione eclatante quale l’occupazione dei binari della stazione di Formia, al di là delle conseguenze penali (tutte da valutare) cambierebbe i rapporti di forza nel braccio di ferro tra la regione Lazio e quanti vedono le loro vite personali e lavorative distrutte da una classe politica che preferisce fare gli interessi del propri clan di appartenza più che gli interessi della collettività.
Addirittura il presidente Zingaretti è venuto a Formia ad inaugurare i nuovi treni regionali Vivalto ed oggi scopriamo che questi treni sono fuorilegge in quanto smaltiscono illecitamente liquami provenienti dai bagni dei convogli. La risposta di Trenitalia è stata:“Fate i bisogni fisiologici prima di salire sul treno”.
E’ ora di dare un forte scossone ad un sistema politico autoreferenziale, che trasforma i cittadini in carne da macello da sacrificare per difendere gli interessi dell’apparato economico-finanziario che foraggia l’attuale classe politica. D’altronde non è la prima volta che la politica di palazzo decide di venire meno al proprio mandato e a chi ti da un cazzotto non puoi limitarti a porgere l’altra guancia, ma è infatti necessario dare un cazzotto ancora più forte, al punto da tramortirlo e ricondurlo a più miti pretese.
La storia della privatizzazione dell’acqua lo dimostra in maniera eclatante. Sono passati ben cinque anni da quando i cittadini italiani hanno votato – con il referendum – per il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua e nonostante questo l’acqua è ancora nelle mani dei privati, con le conseguenze negative che questo ha comportato per noi cittadini quali l’aumento esponenziale delle bollette (l’ultimo è del 9%), disservizi continui, investimenti inferiori a quanto previsto dal contratto.
Poche e flebili sono state le proteste post-referendum, tant’è che siamo ancora a zero è probabilmente – se non ci saranno novità la nostra acqua passerà dall’attuale padrone (la multinazionale francese Veolia Waters) a uno nuovo (l’italiana Acea), ma senza che questo comporterà alcun beneficio per noi cittadini.
Se ci fossimo decisi in massa a non pagare la bolletta probabilmente i risultati sarebbero stati diversi e gli speculatori sarebbe stati mandati a casa da un pezzo, perchè se gli togli i soldi gli togli tutto. Non trascuriamo nemmeno il capitolo sanità pubblica. L’hanno chiamata “spendig review”, per tentare di nascondere quelli che sono i tagli alla sanità pubblica e con i quali il diritto alla salute, stabilito dalla nostra Costituzione, è compromesso definitivamente.
D’altronde è ormai chiaro che il governo Renzi vuole completare lo smantellamento del sistema pubblico e universalistico iniziato dai governi di centrosinistra per consegnarlo nelle mani dei privati.
Ancora una volta è Zingaretti il mandante, mentre questa volta l’esecutore del criminale progetto è il tecnocrate Casati. Già oggi un cittadino del sud pontino per poter accedere a cure specialistiche di un certo livello deve recarsi obbligatoriamente a Roma o a Napoli. Se gli togli il treno come faranno a raggiungere l’ospedale dove poter svolgere tale esami?
Risposte dai politici del sud pontino? Nessuna fìno a oggi. Danno una botta al cerchio ed una alla botte per non scontentare i loro cittadini e i loro referenti politici alla regione Lazio, ma è evidente che hanno già deciso da che parte stare. E di certo non dalla parte dei loro concittadini, altrimenti non si spiegherebbe la superficialità delle loro risposte. E’ ora di alzare la testa prima che sia troppo tardi”.