FORMIA – Via Vitruvio completamente bloccata questa mattina dalla manifestazione studentesca di tutte le scuole del golfo di Gaeta. In centinaia hanno sfilato per la giornata internazionale dello studente rivendicando autonomia ed autodeterminazione, maggiori fondi per le scuole, una migliore formulazione dell’alternanza scuola lavoro. L’iniziativa che ha riempito le piazze di tutta Italia di giovani appartenenti alle scuole secondarie ed universitarie si ripete ogni anno in occasione degli eccidi nazisti di studenti e professori cecoslovacchi che si opponevano alla guerra.
La tragedia si consumò a Praga, il 17 novembre del 1939.
Il 17 novembre l’Italia, l’Europa e tutto il Mondo – si legge in una nota della Rete degli Studenti Medi – saranno attraversati da mobilitazioni studentesche per affermare che l’istruzione è il luogo in cui investire, partendo dal riconoscere il fallimento delle politiche di austerità che nel nostro Paese, ma non solo, hanno colpito il settore dell’educazione più che ogni altra voce di finanziamento pubblico. I tagli all’istruzione pubblica e ai sistemi di diritto allo studio, l’aumento delle tasse universitarie sono minacce trasversali che coinvolgono il movimento studentesco.
“Saremo nelle piazze e nelle scuole per rimettere al centro del dibattito pubblico alcune parole chiave, come l’edilizia scolastica, il welfare studentesco e l’alternanza scuola lavoro – ha dichiarato Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi – e per chiedere un cambio di prospettiva rispetto a come il governo sta trattando il diritto allo studio scolastico nell’attuale legge di bilancio. Senza una definizione dei livelli essenziali dei servizi da garantire agli studenti in difficoltà, senza la messa in campo di un fondo per il diritto allo studio che risulta la migliore arma contro la dispersione scolastica, si fa perdere di senso e di efficacia anche a tutto il resto dell’impianto della legge di bilancio”.
“Dopo anni in cui il mondo dell’istruzione è stato colpito da politiche scellerate – spiega Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari – il mondo dell’università ritrova un po’ di spazio nella legge di bilancio attualmente in discussione. Se da un lato, però, questa contiene aspetti positivi, come l’incremento delle risorse nel FIS, il fondo statale per le borse di studio, dall’altro sono presenti alcuni interventi da rivedere, come la no tax area, e altri da bocciare, come le Superborse e i Superdipartimenti. Domani saremo nelle piazze e negli atenei italiani per ribadire con forza che non vogliamo misure “Super”: dopo anni di tagli e austerity è necessario rifinanziare l’intero sistema.”
Proseguono Marchetti e Manfreda: “Investire in istruzione, a maggior ragione nella società della conoscenza, significa rimettere in moto la mobilità sociale, consentendo a tutti di accedere e sostenere il proprio percorso di studi. Per questo il 17 novembre come Unione degli Universitari e Rete degli Studenti Medi saremo presenti nelle città, nelle scuole e nelle università, con iniziative di vario tipo, perché questa giornata non sia solo celebrazione, ma un’occasione per ricordare che l’istruzione italiana, fanalino di coda in Europa sotto moltissimi punti di vista, ha bisogno di risorse e di una progettualità seria. Da qui bisogna ripartire, e per questo chiediamo al Governo, al Parlamento, alle regioni, alle città, un #CambiodiProspettiva”.
Concludono i due Coordinatori nazionali: “Abbiamo aderito alle campagne lanciate da ESU ed OBESSU. La European Students’ Union ha lanciato la piattaforma online Global Student Voice per unire i movimenti studenteschi a partire dal 17 novembre nella richiesta di un’Università libera e gratuita al grido di #FundOurFuture. In questo senso si muove anche la campagna dell’OBESSU, “Global Call for Action”, che lanciando l’hashtag #access4all richiede con forza un sistema di welfare studentesco europeo e un sistema di pubblica istruzione veramente accessibile per tutte e per tutti, con una particolare attenzione per gli studenti delle fasce più deboli della nostra società”.
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