PONZA – L’appalto per la raccolta dei rifiuti che la De Vizia Transfer ha svolto per il comune di ponza dal 2009 al 2014, prevedeva un compenso doppio rispetto al lavoro effettivamente svolto. È il risvolto che emerge dalla sentenza del Tar di Latina che proprio oggi ha bocciato gran parte delle pretese della società campana nei confronti dell’amministrazione comunale del sindaco Piero Vigorelli e dell’assessore all’ambiente Francesco Ambrosino.
Alla scadenza naturale del contratto quinquennale d’appalto, avvenuta il 18 marzo 2014, il comune decise infatti di prorogare il servizio riducendo il compenso del 50%, obbligando la De Vizia a continuare il servizio per motivi di salute pubblica . Ma secondo il tar quel compenso era equo, anche se non vi erano le ragioni di urgenza (imprevedibile ed eccezionale situazione di pericolo insuscettibile di essere affrontata facendo ricorso agli ordinari strumenti previsti dall’ordinamento) per prorogare il contratto “sine die” come previsto dall’ordinanza del 7 luglio 2014.
Nei fatti la proroga durò fino a metà settembre, quando il servizio fu affidato alla Gea srl. Solo per quell’ultimo periodo, hanno sentenziato i giudici, la De Vizia potrà richiedere i danni. Ma il contenuto della sentenza è anche altro. Mentre nel procedimento penale in corso presso il tribunale di Latina le difese dei 15 imputati, tra cui l’ex sindaco Pompeo Porzio, hanno avanzato in udienza preliminare il conflitto di competenza, tentando di spostare l’iter a Cassino, il giudicato amministrativo restituisce uno spaccato sconcertante di quanto successe in quegli anni.
“Tra l’altro – si legge nel dispositivo della sentenza di primo grado – va osservato che la tesi della ricorrente secondo cui la gestione del servizio sulla base del 50% del corrispettivo fissato dal contratto del 2009 darebbe luogo a una perdita non è supportata da prova ed è smentita dalla documentazione depositata dal comune in ordine ai costi annui del servizio dalla quale risulta che il corrispettivo stabilito nel 2009 era ampiamente sovrastimato; la relazione del professionista incaricato dal comune di stimare il costo annuo del servizio, che la ricorrente non ha contestato, individua infatti tale costo – tenuto conto della popolazione residente nel comune e del suo aumento durante il periodo estivo – in euro 615.803,14, oltre I.V.A., cioè in una cifra inferiore di oltre la metà al corrispettivo contrattuale di euro 1.313.400, oltre I.V.A. (tra l’altro il calcolo del consulente comunale comprende un utile del gestore pari al 4% mentre da quel che afferma la relazione l’offerta della ricorrente prevedeva un utile pari al 1%)”.