SPERLONGA – I rischi sono quelli di sempre, reiterazione dei reati e inquinamento delle prove. Con queste motivazioni i giudici del Tribunale del Riesame di Roma hanno confermato la custodia cautelare in carcere per Armando Cusani, il 53enne sindaco di Sperlonga arrestato il 16 gennaio scorso , insieme ad altre nove persone, nell’ambito dell’operazione “Tiberio” con le accuse di corruzione e turbativa d’asta. Insomma il due volte presidente della Provincia di Latina deve rimanere in carcere e davanti il Tribunale della Libertà ha retto – a differenza dell’operazione “Olimpia” a Latina – il quadro probatorio formalizzato dal sostituto Procuratore Valerio De Luca prima e condiviso poi dal Gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario.
Il sospeso sindaco di Sperlonga è accusato di essere stato alla testa di un’organizzazione in grado di pilotare l’esito di alcuni appalti pubblici, sia nella propria località che a Priverno e Prossedi. Di certo, il Riesame ha sciolto la sua riserva nell’ultimo giorno utile a disposizione. La discussione del ricorso c’era stata nella giornata di venerdì scorso quando i legali di Cusani, gli avvocati Angelo Palmieri e Luigi Panella, chiedendo l’annullamento della misura restrittiva o la sua modifica con la concessione dei “domiciliari”, avevano respinto tutte le accuse mosse, sia nella gestione di alcuni appalti pubblichi che nell’aver esercitato precise pressioni nei confronti dell’ex dirigente della ripartizione tecnica del comune di Sperlonga Massimo Pacini perché non emettesse, nel corso del tempo, le ordinanze di demolizione degli abusi edilizi realizzati presso l’albergo di famiglia “Grotte di Tiberio”.
Ora si allungano i tempi perché Cusani abbandoni la casa circondariale di via Aspromonte di Latina. La sua difesa attenderà le motivazioni del Riesame per produrre eventualmente ricorso in Cassazione mentre la Procura di Latina starebbe accelerando i tempi per chiedere addirittura lo svolgimento del giudizio immediato per il 53enne uomo politico di Forza Italia. Sulla sentenza del Riesame probabilmente hanno pesato le dichiarazioni-confessioni dell’imprenditore di Nettuno Ferrazzano.
Finito nell’elenco dei dieci arrestati, l’uomo, aggiudicatario dei lavori per la riqualificazione dell’area archeologica “Villa Prato” di Sperlonga e difeso dall’avvocato Renato Archidiacono e Luigi Di Mambro, nell’interrogatorio di garanzia si era avvalso della facoltà di non rispondere ma, prima di ottenere i domiciliari, aveva chiesto una nuova audizione – durata tre ore – davanti il sostituto procuratore Valerio De Luca per offrire nuovi elementi ad un’inchiesta tuttora in corso…. Riguarderebbero infatti – secondo alcune indiscrezioni – le procedure di alcuni appalti della Provincia promossi dall’ex dirigente Isidoro Masi, anch’egli arrestato, chiamato poi a guidare la sezione urbanistica del comune di Sperlonga.
Saverio Forte