MINTURNO -Sarà scritto oggi pomeriggio, questa volta con i riflettori e le attenzioni dei media, un altro capitolo della querelle sollevata da un 65enne funzionario di banca di Minturno che, sposato con una figlia e nonno di due nipotini, sostiene di essere figlio dello storico parroco della chiesa di San Nicandro nella frazione collinare di Tremensuoli, Monsignor Raffaele Bergantino.
La riesumazione del cadavere del sacerdote, originario di Castelnuovo Parano, prelato d’onore di Sua Santità, sarà effettuata nel cimitero di Minturno dove riposa dall’ottobre 2006 quando morì all’età di 89 anni. A deciderlo è stato il giudice civile del Tribunale di Cassino, Gabriele Sordi cui si è rivolto il 65enne assistito dagli avvocati Alfredo D’Onofrio e Gianfranco Testa.
L’operazione, finalizzata a comparare il Dna del presule, sarà svolta da due periti nominati dal Tribunale, il genetista Giovanni Neri ed il medico legale Lucia Broccoli e probabilmente da quelli di parte civile, interessata a fare piena luce su quella che è stata la sua vita sino a 30 anni. Il presunto figlio di Monsignor Bergantino sino a quell’età era cresciuto presso la canonica della chiesa di San Nicandro perché sua madre era la perpetua di don Raffaele. Gli avevano fatto credere che il suo papà fosse andato a lavorare a Roma.
Ma, alla morte della madre, ha prima ottenuto al comune di Minturno il disconoscimento di quella paternità imposta ma i suoi dubbi sono aumentati quando è risultato negativo l’esame del Dna del padre legittimo, nel frattempo deceduto e seppellito nel cimitero monumentale del Verano. La prima udienza di questa controversia è stata fissata il prossimo settembre ma l’obiettivo del 65enne minturnese con la riesumazione di lunedì del cadavere di Monsignor Bergantino è rivendicare il milionario lascito del parroco che aveva considerato l’anziana sorella l’unica erede universale di numerosi conti correnti ed immobili esistenti tra Castelnuovo Parano e Cassino.
Saverio Forte
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