GAETA – L’uscita dal tunnel della crisi per le imprese del Sud Pontino è ancora lontana. Il tentativo sindacale di uscire dal guado ha portato ieri le segreterie Provinciali di Femca Cisl, Filctem Cgil, Uiltec Latina e la RSU dello stabilimento Pozzi Ginori di Gaeta a firmare un accordo con la direzione aziendale che prevede il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria per un picco massimo di 200 unità.
La richiesta avanzata dall’azienda sarà avanzata il prossimo 19 marzo presso la Regione Lazio: coinvolgerà operai, qualifiche speciali, impiegati e quadri che, a rotazione, verranno posti in Cigs fino al marzo 2017. Non senza la promessa di un incentivo aziendale, pari a 350 euro mensili. Il fermo del settore edile, sbocco naturale del mercato, si è ripercosso sui volumi produttivi dello stabilimento determinando importanti perdite economiche. In conseguenza uno dei due forni è stato spento ormai da tempo, e fermata la relativa linea di produzione. Per ovviare si era già fatto ricorso alla cassa integrazione, ma ora si chiedono ai dipendenti ulteriori sacrifici, fidando sulla nuova proprietà. Insediatasi da poche settimane, la svizzera Geberit ha annunciato un piano di ristrutturazione e riorganizzazione che, nei fatti, ha determinato un impiego di unità lavorative nel ciclo produttivo ancora più basso dei precedenti.
“Il nuovo acquirente – spiegano i sindacati confederali – si è comunque impegnato in un piano di ristrutturazione che prevede rilevanti investimenti oltre ad un aumento di capitale sociale che, secondo le sue affermazioni, dovrebbe portare lo stabilimento fuori dalle difficoltà in cui si dibatte. Il piano prevede lavori di ammodernamento ed adeguamento di alcune linee produttive, macchinari per la lavorazione di nuovi prodotti legati al mercato Geberit, interventi mirati al miglioramento dell’efficienza energetica e ottimizzazione dell’uso di materie prime e materiali. In questo periodo, valutato in due anni, sarà necessario ricorrere alla Cigs per le persone in eccedenza”.
Al fine di rimettere in carreggiata l’opificio è previsto comunque l’impiego di tutti gli ammortizzatori sociali utili, come pensionamenti, dimissioni incentivate, procedure di mobilità, outplacement e riqualificazione professionale. “L’accordo, che abbiamo sottoposto alle Assemblee dei lavoratori in azienda, – ha spiegato Roberto Cecere, segretario generale di Femca Cisl – è uno strumento che deve garantire questo periodo di transizione, che ci auguriamo serva a rilanciare il sito.
Ci rendiamo conto dei sacrifici che i lavoratori dovranno affrontare e del clima che si respira in fabbrica, ma la strada è obbligata. Il nostro impegno sarà massimo nel vigilare che quanto sottoscritto nell’accordo vada a buon fine, perché abbiamo tutta l’intenzione di salvare questo stabilimento, che rappresenta una storia importante nella nostra provincia”.