GAETA – Ultimi posti disponibili all’Ariston di Gaeta per la “Bussola e il cuore”, l’ultimo tour di Amedeo Minghi, summa di una carriera lunga mezzo secolo per festeggiare la quale l’artista ha ideato un vero e proprio show. Tanta musica, dunque, i più grandi successi del melodista romano ma anche balletti, cori, scenografie mozzafiato, musicisti e due astri nascenti selezionati da Minghi in persona: la partenopea Martina Cenere e l’attore e cantante di Finale Ligure Michelangelo Nari. È da poco iniziata la primavera ma, a giudicare dagli eventi, a Gaeta è già estate piena. Moltissimi i turisti che, in occasione del 25 aprile, hanno deciso di allungare di un paio di giorni il proprio soggiorno per poter assistere allo spettacolo in programma a partire dalle ore 21:00 presso il teatro di Piazza della Libertà. Come noto, il ricavato sarà devoluto al completamento dei lavori di riqualificazione delle porte della Cappella della Madonna Solitaria, sul lungomare Caboto. L’importante traguardo storico-culturale raggiunto (le parti restaurate sono state già montate), sarà celebrato con una benedizione da parte del vescovo di Gaeta, Monsignor Luigi Vari, a partire dalle ore 12:00 di venerdì 28 aprile. Un ringraziamento particolare va all’impresa di Antonio Salone che ha messo gratuitamente a disposizione i suoi operai per il completamento dell’opera.
«In occasione dei miei cinquant’anni di carriera – ha anticipato Amedeo Minghi – avevo la necessità di far ascoltare ciò che sono oggi con nuove canzoni, ma nello stesso tempo, senza toni celebrativi, riconsiderare la mia esperienza musical. Durante questo concerto-spettacolo racconto di questo mio ultimissimo lavoro, muovendomi dentro questi tre cd, che, come tre satelliti, orbitano intorno a ciò che è il mio mondo musicale, fatto di tante occasioni e percorsi. Questo lavoro mette in luce una profondità espressiva che si rintraccia nei miei provini inediti, nell’inconsapevolezza di canzoni che hanno resistito al tempo e nello stesso tempo, il piacere di condividere nuovi brani ora, da teatrante, quale mi definisco è il momento di vederli in scena».