GAETA – Cosa si nasconde dietro la ripresa dei lavori di messa in sicurezza della recinzione dell’area ex Avir? Se lo chiede in una interrogazione parlamentare il deputato del gruppo misto Cristian Iannuzzi. Di seguito il testo completo dell’interrogazione depositata.
“Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell’interno . — Per sapere – premesso che:
l’ex vetreria Avir, monumentale area industriale al centro della città di Gaeta, è da tempo oggetto dell’attenzione di importanti gruppi criminali, tra i quali spiccano la Banda della Magliana e i più grossi boss dei Casalesi;
in seguito alla sua chiusura, all’inizio degli anni ’80, è cominciata la lotta per accaparrarsi la lottizzazione di questi oltre 100 mila metri cubi edificabili;
nel 2001, il proprietario dell’epoca vende alla società Gaim srl, i cui soci sono Nicola Martino, vecchio sindacalista, e Giuseppe Simioli da Marano. L’atto costitutivo della società veniva stipulato nello studio del notaio Salvatore Sica, per anni professionista di fiducia nelle transazioni immobiliari fra uomini legati al clan di Lorenzo Nuvoletta. Solo 20 milioni di lire il capitale della Gaim, fondata il 23 gennaio 2001 per acquistare il giorno dopo un bene valutato all’epoca in circa 6 miliardi;
nel 2005, la Gaim cede circa 1.500 metri cubi di vani già esistenti, più 3.000 metri quadri di terreno, ad una società a responsabilità limitata, con sede legale a Bergamo, la Holiday, tra i cui soci c’è Ciro Perdono, indagato nel 2007, come consigliere comunale di Forza Italia a Marano, nell’indagine che ha portato allo scioglimento comunale per infiltrazioni camorristiche e che ha coinvolto anche suo figlio Vincenzo, finito nel registro degli indagati. Qualche anno dopo nella compagine di Gaim fa il suo ingresso un altro piccolo costruttore, stavolta casertano: è Raffaele Di Tella, da Trentola Ducenta;
fra i proprietari del sito ex Avir, risulta anche la società F.T. Costruzioni il cui legale rappresentante è Luigi Franzese;
nel frattempo, mentre restano fermi i lavori nell’ex area industriale, prendeva il via la ristrutturazione delle ex case degli operai, alle spalle della vecchia vetreria;
gli appartamenti, una quarantina, venivano acquistati quasi tutti da personale dell’amministrazione giudiziaria di Santa Maria Capua Vetere, compresi un paio di magistrati. Quasi 8 milioni di euro il ricavato dalla vendita dell’intero complesso, denominato le «casette rosse», per la Gaim;
il progetto edilizio ha destato l’attenzione della procura della Repubblica di Latina, che nel luglio 2011, ha iscritto nel registro degli indagati per il reato di lottizzazione abusiva, fra gli altri, gli stessi Martino, Simioli, Sica, Di Tella e Todisco. Con loro, anche numerosi notai che hanno stipulato le compravendite, fra i quali Daniela Arseni di Formia e Giancarlo Laurini; il relativo procedimento penale, dopo anni di «stop» a seguito della chiusura del tribunale di Gaeta, pende attualmente presso il tribunale di Latina;
alle indagini per presunta lottizzazione abusiva ha fatto seguito il sequestro dell’intero complesso per inquinamento ambientale: sotto il vecchio muro di contenimento, infatti, sono state rinvenute ingenti quantità di materiali tossici, in primis l’amianto, sversati nel corso dei decenni;
il comune di Gaeta è restato in tutti questi anni inerte di fronte alle numerose illegalità che hanno coinvolto l’area su cui sorgeva la fabbrica. Solo di recente il comune è tornato ad occuparsi dell’ex Avir, adottando una delibera con la quale ha stanziato circa 280 mila euro per mettere in sicurezza l’area, nonostante la stessa sia da sempre di proprietà privata –:
di quali elementi disponga il Governo circa la situazione dell’area su cui sorgeva la vetreria Avir, soggetta peraltro a vincolo paesaggistico e prossima alla spiaggia di Serapo al centro della città di Gaeta e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di verificare che il procedimento di messa in sicurezza rispetti l’importante valore che l’area ha nel contesto del territorio, anche alla luce dei presunti collegamenti o rapporti tra gli attori della citata operazione edilizia con ambienti della criminalità organizzata campana e/o romana”.