SPERLONGA – Illegittimità nell’acquisizione delle prove d’accuse e mancanza dell’esigenza cautelare. Con queste motivazioni la Corte di Cassazione, al termine di un lunghissimo dibattimento, ha annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame dello scorso gennaio che, a sua volta, aveva confermato la misura restrittiva in carcere per Armando Cusani, il sindaco in carica di Sperlonga e due volte presidente della Provincia di Latina arrestato lo scorso 16 gennaio nell’ambito dell’operazione “Tiberio” con l’accusa di essere alla testa di un’organizzazione in grado di pilotare l’esito di alcuni appalti pubblici a Sperlonga ma anche a Priverno e a Maenza.
E’ stato, pertanto, accolto il dettagliato ricorso presentato dai legali di Cusani, gli avvocati Angelo Palmieri e Luigi Panella che, dopo quattro mesi di aspra battaglia giudiziaria, hanno segnato il primo punto a favore del 53enne uomo politico di Sperlonga, tutto recluso nel carcere di via Aspromonte con le ipotesi di reato di corruzione e turbativa d’asta. Relativamente alla richiesta di revoca definitiva della custodia cautelare il provvedimento della Cassazione rimanda la decisione finale allo stesso Riesame che dovrà entrare nel merito delle eccezioni sollevate dalla Corte, soprattutto – vi vocifera – sull’utilizzo o meno, quale strumento di prova, della seconda tranche delle intercettazioni telefoniche disposte dal magistrato titolare delle indagini, il sostituto procuratore Valerio De Luca.
Il Tribunale della libertà dovrebbe pronunciarsi nei prossimi giorni, non si sa se prima o dopo il 16 maggio quando è in programma la prima udienza davanti il Tribunale di Latina del giudizio immediato in cui dovranno comparire Cusani e altri sei dei nove indagati dell’operazione “Tiberio”. Si tratta dell’imprenditore di Priverno Nicola Volpe, del funzionario comunale Isidoro Masi, di Maenza, dell’altro funzionario comunale Masimo Pacini, capitolino, del tecnico Gian Pietro De Biaggio, di Latina, del fondano Andrea Fabrizio e del napoletano Antonio Avellino. Verso lo stralcio e pronti dunque a procedere per via ordinaria gli altri indagati, quelli lasciati a piede libero una volta scattata l’“operazione Tiberio”.
Su tutti l’imprenditore di Nettuno Mauro Ferrazzano, tornato in libertà dopo un’ampia collaborazione resa al Gip Giuseppe Cario e pronto a chiedere il rito del patteggiamento, e la romana Alessandra Bianchi, la cui posizione è stata stralciata. Intanto la neo ripartizione del settore urbanistica del comune di Sperlonga, Tiziana Di Fazio, ha emesso un’ordinanza di demolizione di alcune pertinenze abusive dell’hotel Grotte di Tiberio – da qui prende il nome della clamorosa operazione scattata il 16 gennaio – di cui sono proprietari Armando Cusani ed il suo suocero Erasmo Chinappi.
Si tratta nello specifico di un pergolato di 90 metri quadrati vicino alla sala ristorante (lato piscina) ed ambienti a servizio della struttura come una sauna-spogliatoio, docce, la piscina posta al secondo piano sotto strada ed i pergolati a copertura dei ballatoi antistanti le camere da letto. Gli abusi dovranno essere demoliti entro 90 giorni, altrimenti ci sarà l’acquisizione da parte del patrimonio comunale. La struttura, nel frattempo, resta chiusa per l’ipotesi di reato di lottizzazione abusiva. Probabilmente ci sarà un ricorso al Tar per questa nuova ordinanza di demolizione, un ricorso possibile entro 60 giorni dalla notifica.