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Cronaca

Ventotene / Appalti, per il gip Scalera provata la commistione tra politica ed imprenditoria

VENTOTENE – “Incombe a carico degli indagati il concreto ed attuale pericolo di reiterazione dei reati, desumibile dalla perseveranza con cui il sodalizio è impegnato nel programma delittuoso avviato nel 2011 con il ricorso sistematico a condotte manipolatorie degli appalti per interesse personale e per un tornaconto egoistico”. Sono pesanti come macigni le parole utilizzate dal Gip del Tribunale di Cassino Salvatore Scalera per motivare nelle 103 della sua ordinanza gli arresti, con le ipotesi di reato di truffa aggravata, turbata libertà degli incanti, falsità ideologica, abuso d’ufficio e voto di scambio, dell’ex sindaco di Ventotene Giuseppe Assenso, del’ex assessore al turismo Daniele Coraggio, dell’ex responsabile della ripartizione tecnica Pasquale Romano e degli imprenditori isolani Claudio Santomauro e Antonio Langella. Accusati, a vario titolo di pilotare l’esito di alcuni appalti pubblici a favore di imprese compiacenti con l’intento di ottenere finanziamenti da parte della Regione, tutti gli indagati – secondo il gip Scalera – hanno esternato “non una comune e significativa propensione al crimine”. L’ordinanza, richiesta dal sostituto procuratore Roberto Nomi Bulgarini, denuncia come la presunta organizzazione attiva a Ventotene sia stata, ad un certo punto, vittima di “contrasti sulle logiche spartitorie interne” e lo stesso commissariamento del comune nell’estate del 2016 ha “comportato un provvisorio stallo – scrive il Gip Scalera – nella selvaggia conduzione degli appalti, per un periodo limitato e ormai prossimo a terminare” in occasione delle prossime elezioni amministrative dell’11 giugno. A sostegno di questa tesi è stata riportata nell’ordinanza del Gip Scalera la circostanza – estremamente significativa anche in tema di attualità del pericolo della reiterazione – che “l’Assenso ed il Coraggio, con la sicura approvazione del Santomauro, hanno partecipato alla riunione tenutasi nell’isola il 22 ottobre 2016 – scrive il magistrato – per lanciare il movimento “Ventotene del fare” in vista delle prossime elezioni amministrative”.
Una commistione tra politica e imprenditoria emerge da un altro aspetto contenuto nelle pagine conclusiva dell’ordinanza quando si ricorda l’attribuzione da parte dell’ex sindaco Assenso della delega a Claudio Santomauro a rappresentare il comune, quale “esperto in materia e competente per la parte architettonica, del recupero strutturale….”, presso il tavolo tecnico istituito presso il Ministero dei Beni culturali per la salvaguardia dell’ex carcere borbonico di Santo Stefano. Si tratta di un incarico istituzionale di non poco conto per il recupero dell’ex penitenziario per il quale l’ex premier Matteo Renzi nella sua prima visita a Ventotene del 30 gennaio 2016 aveva annunciato un finanziamento per oltre 70 milioni di euro per realizzarvi una campus per la formazione della futura classe dirigente europea.
L’ordinanza del Gip Salvatore parla dell’inutilità dell’amministrazione comunale di Ventotene di trasferire presso un altro ufficio dopo essere rimasto raggiunto da una misura interdittiva: “La circostanza non gli impedirà di offrire il suo prezioso contributo al sodalizio rivestendo un ruolo di supremazia all’interno dell’ente comunale dove da anni gli è stato consentito di muoversi con assoluta spregiudicatezza”.
Accuse gravissime, quasi inverosimili, che il nutrito collegio difensivo di Assenso, Coraggio, Romano, Langella e Santomauro proverà a ridimensionare la prossima settimana in occasione dell’interrogatorio di garanzia davanti il Gip Scalera e, successivamente, con i preannunciati ricorsi al Tribunale del Riesame.

Published by
Saverio Forte