SPERLONGA – Un processo, quello avviato davanti il Tribunale di Latina, che va rifatto perché è stata violata la garanzia del diritto alla difesa e, se necessario, è opportuno il pronunciamento della Corte Costituzionale. Difese subito all’attacco nella seconda udienza del giudizio immediato in cui sono imputati sei delle nove persone arrestate lo scorso 16 gennaio con l’accusa di aver fatto parte di un’organizzazione che, composta da politici, funzionari comunali ed imprenditori, avrebbe pilotato, nell’ambito dell’operazione “Tiberio”, l’esito di alcuni appalti pubblici tra Sperlonga, Maenza e Prossedi. Assente ancora una volta il principale accusato, il due volte presidente della Provincia e sindaco sospeso di Sperlonga Armando Cusani, uno dei due suoi legali, Luigi Panella, ha denunciato la violazione di una “pioggia” di dettami costituzionali che starebbe danneggiamento in questo dibattimento il comportamento degli imputati. Naturalmente l’eccezione dell’avvocato Panella è stata condivisa dal collegio difensivo di Nicola Volpe, Isidoro Manzi, Massimo Pacini, Andrea Fabrizio e Antonio Avellino che, composto dagli avvocati Palmieri, Macari, Lauretti, Marino, Conca e Pucci, ha utilizzato la prima freccia che aveva nell’arco: l’inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche che, principale prova d’accusa del sostituto procuratore Valerio De Luca, sarebbero state eseguite dai Carabinieri oltre i termini di legge.
Il Tribunale – presidente Giovani Valentini, a latere Giorgia Castriota e Maria Assunta Fosso – ha disposto la distruzione delle intercettazioni realizzate nel periodo settembre-dicembre 2015 e successivamente il 29 maggio 2016 e ha definito valide quelle eseguite prima e dopo questi due periodi. L’eccezione di natura Costituzionale del legale di Cusani sarà discussa nella prossima udienza del giudizio immediato in programma il 19 settembre quando sarà conferito l’incarico ad un perito fonico per la trascrizione delle intercettazioni telefoniche ed ambientali e saranno ascoltati i testi del Pm De Luca. Intanto per l’operazione “Tiberio” erano arrivate nei giorni scorsi le prima condanne per altri tre indagati finiti agli arresti lo scorso 16 gennaio: l’imprenditore di Anzio Mauro Ferrazzano, aveva patteggiato la pena ed era stato condannato a due anni e mezzo. Aveva scelto di patteggiare anche Pietro De Biaggio, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Prossedi, a un anno e tre mesi, mentre Domenico D’Achille, che aveva scelto invece di procedere con rito abbreviato, era stato condannato a tre anni di reclusione. Per gli altri imputati dell’inchiesta è in corso il giudizio immediato chiesto dal sostituto procuratore Valerio De Luca.
Saverio Forte