FORMIA – Michele Rossi nel pomeriggio del 29 maggio 2015 quando uccise nel suo studio di via della Conca a Formia l’avvocato e blogger Mario Piccolino con due colpi di una vecchia pistola da guerra era parzialmente incapace di intendere e di volere anche se il suo gesto, gravissimo, era legato a vecchi rancori legati ad interessi patrimoniali in un precedente contenzioso civile in cui la vittima assisteva la controparte dell’imputato. La difesa di Rossi ha preannunciato ricorso per Cassazione sicuro di poter affermare questa linea dopo che la Corte d’Assise d’Appello, riducendo la condanna a 17 anni ed 8 mesi, ha respinto quelle ipotesi di reato della premeditazione e della detenzione illegale di armi per le quali Rossi davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Cassino erano stato condannato a 20 anni di reclusione.
I giudici di secondo grado hanno dichiarato inammissibile – su richiesta del legale difensore di Rossi, l’avvocato Andrea Di Croce – il ricorso del sostituto procuratore Alfredo Mattei che chiedeva, invece, un inasprimento della pena, sino a 30 anni di carcere. Il ricorso andava, invece, inoltrato in Cassazione, la stessa che dovrà pronunciarsi – appena saranno rese note le motivazioni della sentenza di secondo grado – sull’incapacità di intendere e di volere – sinora respinte nei due gradi di giudizio – dell’omicida dell’avvocato e blogger di Formia.
Saverio Forte