Politica

Formia / Paola Villa: “Verità e dati sui dissalatori”

FORMIA – Il prossimo consiglio comunale di Formia, fissato per il prossimo 12 luglio, si deciderà in merito alla messa in opera dei dissalatori. Sul caso interviene Paola Villa.

“In molte aree del mondo il problema idrico viene affrontato con la messa in opera di sistemi di dissalazione di acque marine. I principali fruitori di acqua dissalata sono gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita e il Kuwait. Si tratta di aree aride dove la domanda di acqua potabile è sempre stata superiore all’effettiva disponibilità e dove la progettazione e la messa in opera di dissalatori è una giustificata risposta ad un territorio in cui le risorse idriche o scarseggiano o sono totalmente assenti. La desertificazione è però cosa ben diversa dal nostro territorio, il sud Pontino ed in particolare l’area tra il comune di Formia e i comuni di Spigno Saturnia, Minturno e Castelforte.

Siamo ricchi di sorgenti sia ad alta che a bassa permeabilità, di portata variabile, ma nella maggior parte dei casi, a portata perenne (tutto l’anno), con una elevata qualità delle acque e distribuite su ampi bacini idrografici (Convegno sulla Biodiversità dei Monti Aurunci. Relazione del prof. M. TALLINI Dip. di Ingegneria delle Strutture, delle Acque e del Terreno, Università dell’Aquila). L’area degli Aurunci è un’area carsica emblematica dell’area mediterranea, caratterizzata da sorgenti di notevole pregio, molte localizzate in quota, altre a bassa quota, tante sorgenti minori come la sorgente Frangione, Lampillo, Fontana di Canale, Acquaviva, La Peschiera, La Fonte, Traversa, Farano, Fontanelle e Fontana di Palombara di Castellonorato, Fontana dei Pilori, Fontana Santa Maria e diverse sorgenti maggiori come Mazzoccolo e Capodacqua, quest’ultima sfruttata e potenziata dai Romani, ha un regime di portata da un minimo di 200 l/s ad un massimo di 1000 l/s. Insomma in quest’area del Mediterraneo non si hanno le condizioni ambientali per motivare alcuna messa in opera di 4 dissalatori nel Golfo di Gaeta.

Tale soluzione, considerati i tempi di installazione e avviamento, non è giammai da considerarsi idonea per affrontare un’emergenza, di una crisi idrica che chiede a gran voce, un piano pronto e di immediata attuazione.
Senza dimenticare o anzi pretendendo l’intervento che Acqualatina deve fare sulla manutenzione ordinaria e straordinaria dell’intera rete idrica, l’unica soluzione immediata resta l’utilizzo di navi cisterna militari per aiutare immediatamente la popolazione del sud pontino ad affrontare questo periodo che si protrarrà fino a Settembre, dove oltre alle alte temperature, aumenterà anche la popolazione residente, che verrà a trascorrere le proprie vacanze. Le navi militari non solo garantirebbero l’approvvigionamento idrico, ma non consentirebbero ad altri enti privati come AcquaCampania di fare business su una situazione di totale emergenza. Eppure in questi giorni, alcuni dei sindaci del sud pontino, continuano a tentennare se e come prendere in considerazione l’installazione dei dissalatori.

Analizzando gli effetti negativi di un tale investimento si evidenzia uno scarico diretto nel mare di concentrato salino (la ormai famosa salamoia) e di agenti chimici accumulati durante le fasi di pretrattamento e di lavaggio delle membrane che caratterizzano il dissalatore, risultando dannoso per fauna e flora marina. Producendo ciascuno 15 l/secondo, in un giorno produrrebbero insieme 5.000 M.cubi e in un anno (facendoli funzionare sempre!) produrrebbero 1.900.000 m.cubi. Questi divisi per i circa 100.000 abitanti dei comuni interessati (Formia, Gaeta, Minturno, Itri, Castelforte e Santi Cosma e Damiano) fornirebbero ad ogni cittadino non più di 50 litri al giorno. L’attuale situazione delle dispersioni ridurrebbe poi questa quantità a 20 litri. La domanda è spontanea: possibile che per garantire una quantità così minima si debba aggiungere altro inquinamento marino nel Golfo?
Sarebbe l’abdicazione a quel bisogno di risanamento da sempre sbandierata come prospettiva di qualità della vita.

L’avvio dei dissalatori, oltre ad essere poco credibile un immediato utilizzo (inizi di Agosto?) sarebbe inoltre un freno verso la soluzione da tutti riconosciuta come unica e sostenibile, cioè la ristrutturazione delle condotte esistenti, con il rischio tutto italiano di rendere strutturale l’emergenza. Al termine della ristrutturazione auspicata invece, le navi tornerebbero ai loro porti di origine ed il golfo rimarrebbe con intatte le sue prospettive di rinascita. Con buona pace di Veolia (socio privato di Acqualatina), la quale producendo ed installando dissalatori, potrebbe trasformarci in una occasione di mercato come qualsiasi area desertica del mondo”.

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