MINTURNO – Una delle personalità più autorevoli della Chiesa del Golfo nel dopo-guerra ha avuto un figlio. Si chiama Fulvio Possenti, ha 63 anni e, dopo aver lavorato a lungo in banca, ora chiede di beneficiare del lascito ereditario che ammonta a diversi milioni di euro. L’istituto di genetica medica del Policlinico Gemelli di Roma ha depositato negli ultimi giorni presso il Tribunale civile di Cassino la perizia sul Dna di Monsignor Raffaele Bergantino, l’ex vicario generale dell’Arcidiocesi di Gaeta morto nel 2006 all’età di 89 anni. Il professor Giovanni Neri ha sentenziato come il Dna del sacerdote – che ha guidato per decenni la parrocchia di San Nicandro nella frazione collinare di Tremensuoli a Minturno – è per il 99,99% lo stesso dell’uomo che da anni dice di essere suo figlio. Le risultanze medico-scientifiche dei genetisti del Policlinico Gemelli di Roma sono state accolte positivamente dai legali di parte civile che lo scorso 20 febbraio hanno chiesto ed ottenuto la riesumazione del cadavere di Monsignor Bergantino, esame effettuato dal medico legale Lucia Broccoli con il prelevamento del Dna dal midollo osseo del femore destro e dalle unghie, intatte, delle mani del sacerdote.
Gli avvocati Gianfranco Testa e Alfredo D’Onofrio, hanno già chiesto che le risultanze della perizia del professor Neri vengano accolte dal magistrato titolare del fascicolo, Gabriele Sordi, il cui provvedimento dovrebbe servire poi all’ufficio anagrafe del Comune di Minturno per riiscrivere lo stato civile – con la conseguente e diversa paternità – del figlio acclarato, ormai, di Monsignor Bergantino. E poi c’è l’aspetto economico. Gli avvocati Testa e D’Onofrio chiederanno al Tribunale di Cassino la nomina di un ctu per quantificare quanto spetti del lascito ereditario al loro assistito: si tratta di conti correnti e, soprattutto, appartamenti e negozi affittati un po’ ovunque, Minturno, Cassino, Castelnuovo Parano, Formia e Roma. Si preannuncia dunque un altro round di un’aspra battaglia giuridico legale che vede contrapposti il 63enne di Minturno e la sorella di don Raffaele, Ida, di 80 anni, che in questo contenzioso è seguita dall’avvocato Gildo Cìaraldi. Possenti si dice pronto a fronteggiare questa controversia legata all’eredità: dopo aver bloccato la possibile vendita dei beni immobili nella disponibilità della signora Ida Bergantino, potrebbe recuperare, in caso di revisione del lascito testamentaria, i canoni di locazione incassati nel corso di questi anni dalla sorella del religiosi.
Ma il 63enne Possenti perché soltanto ora ha deciso di ricorrere alle carte bollate? Una sorta di “transazione “ segreta non è andata a buon fine? Di certo, Possenti è interessato a fare piena luce su quella che è stata la sua vita sino a 30 anni, cresciuto presso la canonica della chiesa di San Nicandro perché sua madre era la perpetua di don Raffaele. Gli avevano fatto credere che il suo vero papà fosse andato a lavorare a Roma. Ma, alla morte della madre, ha prima ottenuto dal comune di Minturno il disconoscimento di quella paternità imposta ma i suoi dubbi sono aumentati quando è risultato negativo l’esame del Dna del padre legittimo, nel frattempo deceduto e seppellito nel cimitero monumentale del Verano a Roma. Di certo lo stesso Monsignor Bergantino è stato un personaggio da raccontare: subito dopo l’ultima guerra era giunto a Tremensuoli dalla parrocchia Santi Fabiano e Venanzio di Roma prendendo il posto di Antonio Trani. Da Tremensuoli voleva andare via perché vi imperversavano tre “M”: miseria, malaria e morte.
L’allora Arcivescovo di Gaeta lo convinse a rimanere e i risultati non tardarono a giungere: l’oratorio parrocchiale per i bambini dell’asilo, la colonia della Pontificia Opera di assistenza, l’insegnamento di religione presso il liceo classico “Vitruvio Pollione” di Formia, la nomina di Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Gaeta e la pubblicazione di alcuni trattati di teologia, uno dei quali è tutto un programma “Il cardinale Gaetano e la teoria della doppia giustificazione”. Monsignor Bergantino aveva un fratello sacerdote molto impegnato a Cassino: Vincenzo, parroco della chiesa di piazza Diamare a Sant’Antonio e poi in quella della centralissima San Giovanni appena ricostruita dopo le bombe alleate.
Saverio Forte