FORMIA – In attesa di comparire nei prossimi giorni davanti il Gip del Tribunale di Cassino Massimo Lo Mastro per l’interrogatorio di garanzia dopo aver ricevuto in carcere l’ordinanza con l’accusa di omicidio preterintenzionale, Andrea Tamburrino ora vuole cercare di limitare i danni – processualmente parlando – dall’accusa di essere l’autore del delitto di Giuseppe Langella, di 52 anni di Formia deceduto la mattina del 2 dicembre scorso all’interno della villetta che occupava in via Giovenale, in località Acquatraversa, proprio in compagnia dell’autotrasportatore. La sua difesa, rappresentata dall’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, sarebbe orientata a chiedere lo svolgimento del processo con il rito abbreviato con la possibilità di beneficiare di uno sconto di un terzo della pena.
Intanto si preannuncia importante l’esito dell’interrogatorio di garanzia in programma entro lunedì della prossima settimana davanti il Gip che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare su richiesta del sostituto procuratore Chiara D’Orefice: Tamburrino, se decidesse di parlare e di rispondere alle domande del dottor Lo Mastro, potrebbe assumersi tutte le responsabilità di quanto avvenuto all’alba del 2 dicembre 2016. Una forma di collaborazione, seppur tardiva, con l’autorità giudiziaria. In effetti le risultanze della perizia medico legale disposta dal Gip Lo Mastro nell’ambito dell’incidente probatorio ed eseguita dalla dottoressa Daniela Lucidi inchioderebbero l’ex gigolò di Cellole.
Alcune impronte del suo piede sarebbero state trovate nel luogo dell’aggressione mortale a Langella e poi la posizione del cadavere dell’autotrasportatore, rinvenuto con la faccia in su e, dunque, incompatibile con la paventata caduta accidentale lungo la scalinata tra l’ingresso ed il primo piano della villetta di via Giovenale. Intanto la difesa di Tamburrino difende la strategia scelta di chiedere l’incidente probatorio nel corso del quale la prova d’accusa è stata già cristallizzata prima dello svolgimento del processo.
Saverio Forte